Le allergie
possono essere determinata da diversi allergeni e, oltre
ad essere un rilevante problema di sanità pubblica, sono anche fortemente
rappresentate tra le malattie sviluppate in ambito lavorativo.
Il termine "allergia professionale" significa
semplicemente che l'organismo umano incontra la causa scatenante
dell'allergia in un ambiente di lavoro e vi è esposto con la frequenza
condizionata dai tempi di lavorazione.La diffusione delle allergie
professionali- caratterizzate soprattutto da asma, dermatiti, rinite,
orticaria e angioedema - origina dall'evoluzione delle tecnologie
produttive e sono circa 280 le sostanze capaci di indurre allergia.
Gli allergeni presenti negli ambienti di lavoro sono molto numerosi e
possono essere distinti in allergeni di origine animale
(acari, forfore animali, larve), di origine vegetale
(farine, fibre tessili, lattice, pollini, semi), derivanti da
funghi e batteri (antibiotici, enzimi) e chimici
(farmaci, coloranti, ecc).
I lavoratori sono esposti agli allergeni principalmente attraverso la
via inalatoria o per contatto. E’
opportuno che vengano sempre adottate delle regole preventive per ridurre
al minimo il rischio di esposizione agli allergeni potenzialmente presenti
negli ambienti lavorativi, facendo uso, quando possibile, di
specifiche misure preventive.
L’allergia non va mai in
vacanza…
Chi pensa di poter stare lontano dal rischio allergie in inverno si
sbaglia di grosso. Non sono solo i pollini i potenziali responsabili di
crisi allergiche e ciò appare evidente soprattutto nei mesi invernali
quando le piante sono “in letargo”. Alimenti, farmaci, lattice e gli acari
prodotti dall’umidità e negli ambienti chiusi sono i nemici da combattere
per evitare naso irritato, occhi che lacrimano e difficoltà
respiratorie.
Le allergie sono, ormai, una vera e propria ‘epidemia’ la cui incidenza
aumenta sempre più di anno in anno e sembrano destinate a trasformarsi
nelle malattie del futuro: lo conferma anche uno studio pubblicato
recentemente sul Journal of Allergy and Clinical Immunology. Il
ricercatore Hywel Williams, a capo dell’equipe di medici che ha studiato
il fenomeno, ha spiegato che a subire questo aumento saranno soprattutto i
paesi in via di sviluppo e a rapida crescita demografica. I risultati
della ricerca hanno evidenziato che negli ultimi dieci anni sono aumentati
i casi di eczema infantile, e la causa principale sarebbe da ricercare
proprio nei cambiamenti climatici e nell’ambiente. Ad essere coinvolti
sono stati trecentomila bambini tra i tredici e i quattordici anni
(provenienti da 55 paesi differenti) e centonovantamila tra i sei e i
sette anni (provenienti da 35 paesi): è, così, emersa una diminuzione dei
casi di eczema in Inghilterra, Irlanda e Germania, mentre un sensibile
aumento dei casi si è registrato in paesi come l’Algeria, il Messico e il
Cile.
Ma a bilanciare le previsioni catastrofiche relative agli aumenti dei
casi di allergia arriva una recente notizia che farà tirare un sospiro di
sollievo a chi soffre di allergie ai peli dei gatti. Dopo quattro anni di
esperimenti i ricercatori dell’Istituto Svizzero di Ricerca sulle Allergie
e l’Asma (SIAF) hanno messo a punto un vaccino contro l’allergia al pelo
del gatto composto da molecole di proteine, che hanno un effetto cento
volte più efficace rispetto alle terapie abituali.
Come nascono le allergie
A volte il sistema immunitario – che di norma ci protegge dagli agenti
patogeni esterni (batteri, virus, sostanze tossiche) – si attiva contro
sostanze ed organismi non pericolosi (allergeni o agenti allergici) dando
inizio ad un'allergia.
Allergie professionali
La diffusione delle allergopatie professionali origina
dall'evoluzione tecnologica produttiva ed il modo di trattarle è una
conquista della Medicina del Lavoro degli ultimi trent'anni.
Su scala mondiale sono circa 280 le sostanze "professionali" capaci di
indurre una patologia allergica caratterizzata soprattutto da asma e
dermatiti, ma anche da rinite, orticaria ed angioedema.
Il termine "professionale" significa semplicemente che l'organismo umano
incontra la causa scatenante dell'allergia in un ambiente di lavoro con le
caratteristiche determinate dal modo di disperdersi di quella sostanza
(polveri, vapori, contatti), con la frequenza condizionata dai tempi di
lavorazione.
La sensibilizzazione allergica può essere determinata da polveri vegetali,
derivati animali, insetti, composti chimici complessi e composti chimici
semplici.
La patologia da più tempo conosciuta è l'allergia a farine di
cereali (la malattia dei panificatori).
Quella più recente è l'allergia al latice dei manufatti
in gomma; quella più curiosa in agricoltura è l'allergia all'aglio.
La diagnosi di una allergopatia da ambiente da lavoro è complessa,
soprattutto per le conoscenze che richiede ed i collegamenti differenziali
con la patologia allergica da ambiente di vita.
La desensibilizzazione specifica mediante immunoterapia specifica
(ITS) è attualmente praticabile solo per l'allergia alla farina di
frumento.
Il trattamento dei casi di allergopatia professionale si avvale di
interventi farmacologici, sull'ambiente, sul posto di lavoro, sui
comportamenti lavorativi, sulla sostituzione di sostanze, sulle protezioni
personali e ambientali.
Non sempre, però, è possibile recuperare il paziente ad un normale
equilibrio di salute. Parecchie patologie professionali allergiche sono
tutelate dal sistema assicurativo INAIL in quanto generano invalidità.
Ogni caso diagnosticato deve pertanto costituire punto di partenza di un
programma che impegna medico, lavoratore e datore di lavoro in una serie
di rapporti non semplici, le cui procedure sono però ora indirizzate
secondo il quadro legislativo del DLgs 626/94, come sistema di sviluppo di
prevenzione e protezione.
Allergie ambientali
Le malattie allergiche hanno in comune una abnorme reattività
immunologia dell'organismo verso sostanze, definite allergeni, innocue per
i soggetti normali.
Una volta inalato l'allergene determina manifestazioni a carico
soprattutto dell'apparato respiratorio: rinite e asma bronchiale.
Se la predisposizione genetica è fondamentale per lo sviluppo delle
manifestazioni cliniche, è però l'esposizione ambientale che determina
l'emergere di tali affezioni.
Tra i fattori ambientali coinvolti nell'aumento dei casi soprattutto di
asma, che si sta registrando negli ultimi anni, un ruolo importante viene
ricoperto dagli "Allergeni Indoor".
Posizione di primo piano, comunque, è sempre mantenuta dagli allergeni
aerodispersi che provengono dai pollini delle piante, responsabili della
Pollinosi.
Non rara causa di allergia respiratoria sono anche le Muffe o Micofiti.
Allergeni Indoor
L'attuale stile di vita dell'uomo nei Paesi occidentali è
caratterizzato dalla permanenza per tempi prolungati in ambienti interni (indoor).
Inoltre le costruzioni moderne, per motivi di maggiore comfort e risparmio
energetico, presentano caratteristiche che facilitano l'accumulo delle
polveri allergeniche ed il ristagno di inquinanti ambientali (fumo di
sigaretta, sistemi di climatizzazione, prodotti per l'igiene), che
determinano un effetto irritante sulle vie aeree facilitando la
penetrazione degli allergeni.
Nell'ambito della polvere di abitazione gli allergeni sono rappresentati
soprattutto dal materiale di escrezione degli Acari del genere
Dermatophagoides.
Altri importanti allergeni presenti nella polvere domestica sono i
derivati epidermici di animali.
Un certo interesse allergologico hanno anche alcuni Miceti, come l'Aspergillus
ed il Penicillum, che attecchiscono nelle carte da parati e nei
condizionatori d'aria, e alcuni tipi di Scarafaggi.
Un buon indicatore del rischio allergico nelle abitazioni ed in
particolare nelle camere da letto è il dosaggio in laboratorio della
contaminazione da allergeni nelle polveri aspirate nei locali stessi. Si
può effettuare su campioni di polveri raccolte con modalità e istruzioni
semplici.
Una volta individuato in un soggetto lo stato allergico o atopico,
mediante l'esecuzione dei tests cutanei ed il dosaggio delle
Immunoglobuline E totali e specifiche, si deve attuare una attenta
profilassi ambientale anti-allergene, riducendo l'impiego di tappeti e
moquettes, materassi e cuscini di lana, tendaggi, parati, peluche ed
animali domestici.
Quindi si prenderà in considerazione un'opportuna terapia medica e
l'eventuale Trattamento Desensibilizzante Specifico mediante vaccini
allergenici (Immunoterapia Specifica).
Pollinosi
Col termine pollinosi ci si riferisce ad una malattia
allergica stagionale (cioè presente nel periodo dell'anno in cui circola
nell'atmosfera il polline responsabile).
Le persone sensibilizzate ad uno o più pollini presentano, nel periodo in
cui è presente il polline nell'aria, problemi che vanno dalla
congiuntivite (arrossamento degli occhi, lacrimazione e prurito), alla
rinite (starnuti, rinorrea acquosa e ostruzione nasale), fino ad arrivare
all'asma (tosse, difficoltà di respiro e broncospasmo).
Non tutte le piante o le erbe, fiorendo, possono provocare reazioni
allergiche ma solamente quelle che utilizzano una impollinazione di tipo
anemofilo, legata alla capacità del granulo pollinico (estremamente
leggero) di essere trasportato dal vento e di rimanere così a lungo in
sospensione nell'aria.
In aggiunta alle manifestazioni classiche esiste anche la Sindrome
Allergica Orale (SAO), che si manifesta con prurito e gonfiore alle labbra
ed in bocca dopo avere mangiato alcuni tipi di frutta e verdura che
presentano allergeni in comune con i pollini.
Tra le crociature più comuni da ricordare:
- Graminacee con pomodoro, Kiwi, agrumi, melone e anguria;
- Betulle con carota, finocchio, frutta secca, mela, pera, pesca e
ciliegia;
- Parietaria con basilico, melone e ciliegia;
- Artemisia con carota, finocchio, sedano, prezzemolo, banana e
castagna.
Per potere formulare una diagnosi precisa la persona deve essere
sottoposta a test cutanei e dosaggio delle IgE circolanti.
Importante poi una valutazione della funzionalità respiratoria,
soprattutto nel periodo in cui il disturbo è massimo, ai fini di
individuare precocemente segnali di bronco-ostruzione.
La terapia prevede l'impiego di farmaci per uso locale o sistemico (da
assumersi nel periodo in cui sono presenti i sintomi), ed eventualmente
una immunoterapia specifica (vaccinoterapia), che va
iniziata prima del periodo di fioritura.
Allergia ai pollini
Ogni anno, nel periodo che va da marzo ad ottobre circa, milioni di
italiani soffrono di un'allergia
fastidiosa, quella ai pollini. Si tratta di piccole particelle rilasciate
nell'aria dalle piante, che giungono, attraverso l'aria inspirata, al naso
e alla gola dei tanti allergici, scatenando la rinite allergica.
Purtroppo, a differenza degli altri
allergeni, il polline è tra gli allergeni più difficili da evitare, a
meno che non si resti chiusi in casa per gran parte dell'anno.
Cos'è il polline
Il polline è il mezzo con cui le piante si
riproducono. Queste particelle vengono rilasciate nell'aria affinché si
depositino su altre piante, nel terreno o sulla pianta stessa che li
rilascia per avviare il processo di riproduzione.
I pollini che più facilmente scatenano reazioni allergiche sono quelli
appartenenti a piante senza fiori; spesso questi pollini si ritrovano a
chilometri e chilometri di distanza dalla pianta che li ha prodotti e per
questo, è chiaro, è molto difficile cercare di evitarne il contatto.
Il bollettino dei pollini
L'allergia ai pollini ha, ovviamente, un andamento stagionale, poiché
ogni pianta ha il suo periodo di produzione.
Il bollettino dei pollini può aiutare i soggetti allergici, conoscendo l'allergene
che scatena le crisi, ad evitare quanto più è possibile l'esposizione
all'agente allergico.
In Italia la stagione di produzione dei pollini comprende nella massima
parte i mesi da marzo ad ottobre, con un'alternanza nella presenza dei
diversi pollini.
Le tabelle che seguono possono essere d'aiuto per tenere sotto controllo
l'andamento delle
allergie ai pollini.
NORD |
|
graminacee |
betullacee |
oleacee |
platanacee |
Gennaio |
0 |
0 |
0 |
0 |
Febbraio |
0 |
0 |
0 |
0 |
Marzo |
0 |
1 |
0 |
0 |
Aprile |
1 - 2 |
2 - 3 |
1 |
2 - 3
|
Maggio |
3 |
3 |
4 |
2 |
Giugno |
4 |
0 |
4 |
0 |
Luglio |
1 - 2 |
0 |
4 |
0 |
Agosto |
1 - 2 |
0 |
0 |
0 |
Settembre |
2 |
0 |
0 |
0 |
Ottobre |
1 |
0 |
0 |
0 |
Novembre |
0 |
0 |
0 |
0 |
Dicembre |
0 |
0 |
0 |
0 |
NORD
|
|
urticacee |
fagacee |
salicacee |
composite |
Gennaio |
0 |
0 |
0 |
0 |
Febbraio |
0 |
0 |
1 |
0 |
Marzo |
0 |
2 |
3 |
0 |
Aprile |
0 |
3 - 4 |
1 |
0 |
Maggio |
1 - 2
|
1 |
0 |
0 |
Giugno |
2 - 3
|
0 |
0 |
0 |
Luglio |
4
|
0 |
0 |
1 - 2 |
Agosto |
3 |
0 |
0 |
3 |
Settembre |
1 - 2 |
0 |
0 |
2 |
Ottobre |
0
|
0 |
0 |
1 |
Novembre |
0
|
0 |
0 |
0 |
Dicembre |
0 |
0 |
0 |
0 |
CENTRO |
|
graminacee |
betullacee |
oleacee |
platanacee |
Gennaio |
0 |
0 |
0 |
0 |
Febbraio |
1 |
1 |
0 |
0 |
Marzo |
2 |
2 - 3 |
1 |
1 - 2 |
Aprile |
3 - 4 |
4 |
2 - 3 |
3 |
Maggio |
4 |
3 |
4 |
1 |
Giugno |
3 - 4 |
1 |
3 |
0 |
Luglio |
2 |
0 |
1 - 2 |
0 |
Agosto |
1 |
0 |
0 |
0 |
Settembre |
0 |
0 |
0 |
0 |
Ottobre |
0 |
0 |
0 |
0 |
Novembre |
0 |
0 |
0 |
0 |
Dicembre |
0 |
0 |
0 |
0 |
CENTRO |
|
urticacee |
fagacee |
salicacee |
composite |
Gennaio |
0 |
0 |
0 |
0 |
Febbraio |
1 - 2 |
0 |
1 |
0 |
Marzo |
3 |
1 |
2 |
0 |
Aprile |
4 |
3 |
3 |
0 |
Maggio |
4 |
4 |
0 |
0 |
Giugno |
4 |
2 |
0 |
0 |
Luglio |
4 |
0 |
0 |
1 - 2 |
Agosto |
2 |
0 |
0 |
4 |
Settembre |
2 - 3 |
0 |
0 |
3 |
Ottobre |
2 - 3 |
0 |
0 |
1 - 2 |
Novembre |
0 |
0 |
0 |
0 |
Dicembre |
0 |
0 |
0 |
0 |
SUD |
|
graminacee |
betullacee |
oleacee |
platanacee |
Gennaio |
0 |
1 - 2 |
0 |
0 |
Febbraio |
0 |
3 |
0 |
1 |
Marzo |
1 - 2 |
2 - 3 |
0 |
2 |
Aprile |
3 - 4 |
0 |
1 |
2 |
Maggio |
3 |
0 |
2 - 3 |
1 |
Giugno |
3 |
0 |
4 |
0 |
Luglio |
2 - 3 |
0 |
2 - 3 |
0 |
Agosto |
1 |
0 |
1 |
0 |
Settembre |
1 |
0 |
0 |
0 |
Ottobre |
1 |
0 |
0 |
0 |
Novembre |
0 |
0 |
0 |
0 |
Dicembre |
0 |
0 |
0 |
0 |
SUD |
|
urticacee |
fagacee |
salicacee |
composite |
Gennaio |
1 |
0 |
0 |
0 |
Febbraio |
2 - 3 |
0 |
1 |
0 |
Marzo |
4 |
1 |
2 |
0 |
Aprile |
4 |
3 |
1 |
0 |
Maggio |
4 |
2 |
0 |
0 |
Giugno |
4 |
1 |
0 |
0 |
Luglio |
3 - 4 |
0 |
0 |
0 |
Agosto |
1 |
0 |
0 |
2 - 3 |
Settembre |
2 - 3 |
0 |
0 |
3 |
Ottobre |
2 |
0 |
0 |
1 - 2 |
Novembre |
1 |
0 |
0 |
0 |
Dicembre |
0 |
0 |
0 |
0 |
Legenda
0: presenza nulla
1: presenza minima
2: presenza moderata
3: presenza forte
4: presenza fortissima
Muffe o Micofiti
Le muffe (o micofiti) attraverso le
loro spore sono causa non rara di allergia respiratoria, sia nella sua
forma IgE-mediata che in quella, più complessa, delle cosiddette micosi
broncopolmonari allergiche.
Le cause più comuni della patologia allergica vera sono Alternaria e
Cladosporium, forme fungine che crescono soprattutto sulle pagine fogliari
delle Angiosperme (flora filloplana). Le loro spore vengono emesse in
coincidenza con l'acme della vegetazione delle piante-ospiti (fine
primavera-inizio estate).
Le spore di Alternaria sono state più volte chiamate in causa come agenti
di crisi asmatiche acute e gravi dell'estate e del primo autunno.
Le muffe, però, colonizzando l'albero respiratorio, possono dare luogo a
delle alveoliti in cui la risposta IgE è soltanto uno dei meccanismi. In
tali forme il primo fungo ad essere chiamato in causa (1952) è stato l'Aspergillus
fumigatus, ancora oggi il più comune agente causale di questa patologia.
Un certo interesse al proposito hanno anche altre forme fungine, sia del
genere Aspergillus (A. niger, flavus, terreus), sia di altri generi, tra i
quali Penicillum, Candida, Mucor, Helmintosporium, Rhizopus.
Da ricordare anche la possibilità, dovuta all'inalazione massiccia di
spore fungine che si può determinare in certe professioni (formaggiai,
fabbricanti di tappi di sughero, ecc.), di sviluppare fenomeni di
broncopolmonite da ipersensibilità.
Quindi si prenderà in considerazione un'opportuna terapia medica e
l'eventuale Trattamento Desensibilizzante Specifico mediante vaccini
allergenici (Immunoterapia Specifica).
Allergie a muffe, acari ed animali domestici
Le muffe
Sono una delle cause di rinite stagionale, insieme ai pollini. Si
tratta di piccole spore che, proprio per le loro ridotte
dimensioni, riescono a travalicare le naturali difese dell'organismo,
rappresentate dai filtri nasali, e quindi ad entrare fin nei
polmoni. In alcuni soggetti allergici, l'allergia
alle muffe può essere peggiorata dall'ingestione di determinati
alimenti.
La muffa si trova facilmente negli ambienti umidi: nei
giardini, per esempio, nelle stanze da bagno, ma anche nelle piante o nei
filtri del condizionatore di casa. Un bollettino delle muffe potrebbe
essere utile, un po' come quello che si redige per i pollini.
Il problema che lo rende inutilizzabile è che le muffe variano troppo
velocemente rispetto ai pollini, talvolta addirittura entro le 24 ore.
Inoltre i cambiamenti di temperatura e di clima incidono enormemente sulla
loro presenza: per esempio, la pioggia porta via la maggior parte delle
muffe più grandi, ma mette in circolo quelle più piccole, cioè proprio
quelle che più facilmente provocano allergia.
La polvere e gli acari
Anche la polvere di casa può rappresentare un nemico
per chi soffre di allergia.
Questa è formata da diverse particelle:
fibre, scaglie di pelle umana, pelo animale (se si tiene in casa un
cane, un gatto o altri animali),
batteri e soprattutto acari. Sono queste microscopiche creature
appartenenti al genere dei ragni che provocano le reazioni allergiche. La
presenza degli acari della polvere non è comunque indice di sporcizia; se
ne trovano anche nelle case più pulite e non è facile, anzi è impossibile,
disfarsi completamente di loro. Essi sono presenti soprattutto nei
cuscini, nei materassi, nei tappeti, nei pupazzi di peluche e in tutti
quegli ambienti in cui fa molto caldo e l'umidità è tra il 70 e l'80%,
l'ambiente ideale per la loro riproduzione.
Capire anche da soli che si è allergici alla polvere di casa è abbastanza
semplice, ma la conferma viene sempre da un consulto presso uno
specialista allergologo o immunologo.
I test che lo specialista effettua per scoprire l'allergene
che scatena la reazione possono essere cutanei o del
sangue. I primi mirano ad evidenziare, tra gli altri, l'allergene che
provoca la crisi grazie all'arrossamento del punto in cui l'allergene è
stato iniettato. L'esame del sangue mira invece a scoprire se in circolo
c'è stato un innalzamento delle
IgE, che sono le
immunoglobuline che si sviluppano quando si verifica una reazione
allergica.
Chiaramente, la migliore soluzione per combattere
l'allergia alla polvere di casa sarebbe evitare il contatto con le
particelle che la compongono e, soprattutto, con gli acari. Poiché non si
può eliminarli del tutto, la prevenzione, e trattamento allo stesso tempo,
si fonda sostanzialmente sulla riduzione della loro presenza in casa.
Innanzitutto se i soggetti allergici non possono delegare ad altri le
faccende domestiche è bene che utilizzino una mascherina che li protegga
dalla polvere durante le pulizie. Inoltre, per limitare al minimo la
presenza di acari entro le quattro mura domestiche, è senz'altro d'aiuto
utilizzare materiali sintetici non allergici per la stanza da letto (anche
per le tende, che assorbono molta polvere), la stanza in cui gli acari si
concentrano maggiormente.
Può anche essere d'aiuto installare un condizionatore ed un
deumidificatore che mantengano la temperatura delle stanze sempre
costante: né troppo calda, né troppo umida.
I tappeti sono un altro ricettacolo di acari; se è possibile, è meglio
rinunciare ad essi, almeno nella stanza da letto, ed abolire la moquette.
Un occhio attento anche al mobilio: sempre meglio poltrone e divani in
legno e pelle, anziché di
tessuto, e librerie chiuse, anziché mensole, poiché i libri ed i
soprammobili attirano grandi quantità di polvere.
Gli animali domestici
Tenere un animale in casa può essere di grande compagnia per le persone
sole e rappresentare un efficace metodo di responsabilizzazione per i
bambini.
In Italia sono moltissime le famiglie che hanno un cane, un gatto, un
uccellino in casa e qualcuna anche più di uno o uno di più specie.
Purtroppo non sempre avere un animale in casa può essere d'aiuto; anzi,
spesso può provocare reazioni allergiche nei conviventi a causa
dell'inalazione dei loro peli o del contatto con saliva e urine (quando
gli si dà da mangiare o quando si pulisce la lettiera, per esempio).
L'animale ideale per un soggetto allergico è sicuramente quello con poco
pelo; per esempio si potrebbe pensare ad un acquario, anche se poi
l'umidità potrebbe comunque provocare muffe. Sebbene si possa credere che
l'allontanamento dell'animale per qualche giorno possa essere una prova
sufficiente a stabilire se il soggetto è allergico oppure no, questo test
fatto in casa ha scarso valore, poiché ci vogliono almeno 20
settimane perché gli
allergeni lasciati da un animale domestico scompaiano ed i livelli
siano identici a quelli delle famiglie senza animali in casa.
Il colloquio con il paziente affetto da allergia agli animali domestici è
quanto mai complicato; questo soggetto, infatti, proprio per l'affetto e
la condizione psicologica che lo lega al proprio animale, non ammetterà
mai che è il suo cane o il suo gatto a provocargli la reazione allergica,
anche per un problema di eventuale separazione che ne potrebbe scaturire.
Quindi la
diagnosi di allergia agli animali domestici va posta sostanzialmente
facendo affidamento ai test cutanei o agli
esami del sangue, sebbene una conferma definitiva possa venire
soltanto dalla separazione del soggetto allergico dal suo animale.
L'unico trattamento veramente efficace ed immediato, come più volte
ripetuto, sarebbe quello di allontanare il cane, il gatto, l'uccellino o
altro dalla casa in cui vive un soggetto allergico.
Se questo non è possibile, bisogna almeno tenerlo fuori casa (per esempio
in giardino, se ce ne è uno) o al massimo fuori dalla stanza da letto e
magari limitare la sua presenza ad una sola stanza. I condizionatori
installati in casa, inoltre, devono avere un filtro particolare che riesca
a trattenere anche la particelle più piccole, altrimenti si avrà il solo
risultato, maggiormente negativo, di diffondere l'allergene in tutte le
stanze. Anche gli accessori dell'animale vanno tenuti lontano dal soggetto
allergico (è bene ricordare che l'allergene si trova non solo nel pelo, ma
anche nella saliva e nelle urine di gatti, cani e uccelli).
Se le crisi si aggravano sia in quantità che in grado di severità,
l'allontanamento dell'animale è obbligatorio se non si vuole rischiare una
insufficienza respiratoria.
Un soggetto allergico che va a far visita a persone che hanno un animale
in casa deve essere preparato a questo incontro. Lo specialista saprà
consigliargli dei farmaci appropriati da assumere prima della visita
(antistaminici, decongestionanti, broncodilatatori).
Un'altra soluzione è rappresentata dall'immunoterapia.
Iniezioni progressive dell'allergene nel paziente, nell'arco di circa tre
anni, possono indurre il
sistema immunitario a non riconoscere più quella sostanza come
estranea e quindi a non scatenare un'eccessiva
risposta immunitaria. Il miglioramento dei
sintomi può essere avvertito però già dopo circa 6 mesi dall'inizio
della
terapia. Chiaramente, per il rischio di un eventuale
shock anafilattico, la terapia va effettuata sotto stretto controllo
di uno specialista immunologo o allergologo.
Una casa a prova di polvere
Nonostante i tanti ritrovati per l'eliminazione della polvere, sarà sempre
impossibile liberarsi del tutto di essa.
La polvere di casa è formata da vari elementi, tra cui acari, frammenti di
pelle morta,
batteri, peli degli animali domestici (se ne avete in casa), pezzetti
di cibo, residui di insetti ed altro ancora. Ed è proprio questa polvere a
causare la maggior parte delle
allergie che si presentano, fastidiosissime, tra le quattro mura di
casa. È facile riconoscerla: occhi arrossati, prurito al naso, gli
starnuti inevitabili che seguono sono i
sintomi inequivocabili dell'allergia
alla polvere.
L'allergia viene scatenata da
cellule dette mastociti, che, entrate in contatto con
gli
allergeni, liberano
istamina nell'organismo;
l'istamina, a sua volta, agisce sulle terminazioni nervose e sui muchi
presenti nell'apparato
respiratorio, scatenando la crisi allergica. Questo tipo di allergia,
come tutti gli altri tipi, può essere congenito o acquisito; in
quest'ultimo caso, è spesso un'alta concentrazione di allergeni nell'aria
di casa che stimola continuamente l'organismo e lo rende ipersensibile a
questi elementi. Può capitare che l'allergia, in presenza di una
concentrazione di allergeni maggiore del solito, possa degenerare in crisi
asmatica; in questo caso, il pericolo di fame d'aria rende necessario un
intervento immediato per bloccare l'apnea.
L'allergia più comune è quella agli acari, insetti microscopici che si
trovano dappertutto in casa: nei tappeti, nei materassi, nei cuscini,
nella moquette, ... Sono in verità le loro feci che, respirate, scatenano
le crisi allergiche e causano riniti ed asma.
Gli acari si nutrono della pelle morta che ciascuno di noi perde ogni
giorno, si moltiplicano in un clima che varia tra i 15 ed i 30 gradi
centigradi, ad umidità tra 60% e 80%, con rapidità eccezionale, e si
accumulano proprio nella polvere.
Cosa fare?
Cosa si può fare, allora, per contrastare questi effetti negativi degli
acari sulla nostra salute?
Va premesso che è impossibile disfarsi completamente degli acari, però si
può cercare di ridurre la loro concentrazione tra le mura domestiche.
Innanzitutto si può cercare di eliminare, o almeno limitare, la presenza
di quegli oggetti che favoriscono l'accumulo degli acari, come i tappeti,
i pupazzi di peluche e la moquette; in seconda istanza, si possono
utilizzare tende prodotte con materiale sintetico da lavare molto spesso;
anche aprire la finestra più volte durante la giornata può aiutare, perché
abbassa l'umidità che si concentra in casa.
Per quanto riguarda la pulizia è meglio utilizzare una mascherina durante
le faccende di casa, aspirapolvere di ultima generazione, con filtro ad
acqua anziché a sacchetto, che impediscono la rimessa in circolo della
polvere, e panni umidi o antistatici per togliere la polvere dai mobili
che assicurino una pulizia più profonda.
Tratto da
www.paginemediche.it
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