CAPITOLO  24

La decisione dell’Angelo

 

Non capita soltanto agli umani di fare file noiose. Nel Corridoio della Luce Infinita destinato ai “Passaggi” aspettavo che mi chiamassero per approvare la mia richiesta di diventare un comune mortale. Con me c’erano una cinquantina di angeli, tutti in attesa di vedere accolta la medesima preghiera. Avevo il numero 22 e già pensavo che una volta sceso sulla Terra in vesti umane, me lo sarei giocato al Lotto. E avrei giocato anche il 90, visto che era l’anno che correva laggiù.

   La fila era piuttosto anarchica, e accanto a me c’erano quelli coi numeri 20 e 21 che parlavano tra loro, intenti a farsi coraggio nel compiere il grande salto. Non potei fare a meno di ascoltare.

    «...perché lo spirito ha il diritto di scegliersi il corpo che vuole…» disse il 21. «E anche la sofferenza può essere la scelta di un’esperienza esistenziale, per capire meglio la realtà».

«Credi che soffriremo molto… laggiù?», domandò preoccupato il numero 20.

    «Forse sì... Se dai importanza alle scelte, anche quelle fanno male. La mia coscienza ora si ribella all’idea di trovarmi per caso in un gran caos. Posso dare più senso a tutto se ho un ruolo, ma dev’essere un ruolo scelto da me».

     «In tutto c’è una parte di Dio e nella difficile ricerca aleggia sempre la Sua presenza. Ormai stento pure io ad accettare le verità rivelate, preferisco quelle che ho imparato a scoprire a caro prezzo, giorno dopo giorno, attraverso i miei errori. Sono come… benedizioni, un po’ strane… ma pur sempre benedizioni…».   

    «Il bisogno di Conoscere con purezza di cuore, senza orgoglio né presunzione, senza deliri di onnipotenza, è un atto d’Amore», dichiarò con fermezza il 21. «Non voglio perdere questa grande occasione. Nulla è più importante dell’Amore, solo esso ti fa sentire utile, pieno di sentimenti nobili e di emozioni trascendentali...».

 

Piano piano i compagni di attesa si rivelavano tali e come me, “angeli alternativi”, anticonformisti rispetto all’immaginario comune che ci pretendeva serafici e sacri. Scoprivo anche in loro l’autodeterminazione e il carattere non passivo né subordinato, tipico degli angeli in missione terrestre per volontà divina.

    A un certo punto pensai che la situazione fosse piuttosto comica e al limite del grottesco: stavo rompendo con la tradizione e, forse ancor peggio, la irridevo. Sorrisi e provai a cancellare dalla mente l’immagine dell’angelo ieratico che tende la mano per fermare i gesti inconsulti delle sue pecorelle smarrite.

    «Caspita, perderemo la capacità di vedere e di viaggiare nello spazio e nel tempo... »,  affermò il 20, questa volta provando il senso del rammarico.

    «Diversamente dal Clarence di Frank Capra, io le ali non le voglio meritare più», rispose, convinto, il 21. «Ma pensaci bene, che cosa c’è di più sublime e importante che riuscire a vedere, con lo stupore negli occhi, il movimento dell’Amore per un’altra persona?».

    Il numero 21, come me, era angosciato dall’amore, dallo stravolgimento che portava con sé e dal concetto paradossale di volersi fondere con chi si ama al punto da desiderare di rimanervi fuso per l’Eternità, sospinti verso l’Infinito, senza fermarsi a considerare che prima o poi ci si dovrebbe scontrare con la fluidità del tempo e con lo scorrere della vita quotidiana sulla Terra.

    «Nemmeno io, ormai, ho interesse a svolazzare in un paradiso perfetto, e sento un profondo orientamento verso il coraggio, la verità e la compassione. Vorrei poter offrire migliori condizioni e rapporti, con noi stessi e con gli altri...».

    Il numero 20 proseguì raccontando che aveva vissuto in Valle D’Aosta, in una colonia di teosofi, nudisti e vegetariani frequentata dalle avanguardie dell’intelligenza europea. Una società autarchica, tollerante, libera da gelosie e tensioni sessuali, dove al più presto sarebbe tornato volentieri. Mi fece pensare che forse il segreto della felicità collettiva stesse nelle piccole aggregazioni umane… e che le piccole rivoluzioni cominciavano “scatenandosi” tra solo due persone…

    «Il tuo suggerimento alla Gran Commissione per migliorare la vita sulla Terra?», gli domandò il numero 21.

    «Ho immaginato un mondo senza vecchiaia e senza morte, o che almeno siano diverse da come sono adesso...».

    «E cioè?», s’interessò anche il 19, unendosi al loro dialogo.

    «Il concepimento, la gravidanza, la nascita, la crescita, l’adolescenza, la giovinezza, la maturità… Fino a lì va tutto bene. Ma se per qualche ragione una persona anziana viene a sapere che il suo benessere psicofisico è ad un bivio, cioè che sta per ammalarsi e di conseguenza la qualità della sua vita è in declino, dovrebbe poter decidere di regredire nell’età anagrafica. Per esempio, se un uomo arriva al suo “massimo” a 65 anni, l’anno successivo deciderò di festeggiare i suoi 64 e così di seguito, in una specie di conto alla rovescia. Poi diventerà giovane e si godrà la sua giovinezza, magari con l’esperienza dei suoi 65… poi adolescente, poi bambino, poi tornerà nelle braccia di sua madre, poi nel tepore dell’utero, e finalmente… si trasformerà in quell’unico e vincente spermatozoo che la fece franca su milioni di concorrenti!».

    «Il famoso rimbambito!» L’Angelo numero 21 scoppiò in una fragorosa risata e dette una pacca sulle ali oramai ammosciate del futuro ex-numero 20, congratulandosi vivamente con lui e preparandosi a dire la sua.

    «Io amo la musica e mi dispiace sentir definire “stonate” alcune persone che invece sono state messe strategicamente al mondo per far scoprire la grandiosità dell’armonia musicale, cioè la sovrapposizione consonante e simultanea dei suoni. Gli stonati non esistono, esistono le voci diverse, la prima, la seconda, la terza, la quinta, la settima, e così successivamente… Che te ne pare?».

    «Ottimo, amico, non ci avevo mai pensato… dai che farai un successone laggiù! Vedrai che diventerai un grande musicista!», l’incoraggiò il numero 20.

    «Io» intervenne ancora il numero 19, «vorrei sensibilizzare la Gran Commissione circa il problema dei mancini, che si devono adattare a un mondo fatto solo per i destri; pensate, i mancini non possono nemmeno lanciare il boomerang…».

     «E che ne ditte delle violenze sui bambini, sulle donne, il problema delle gravidanze non desiderate… secondo me, così come stanno le cose, dovrebbero generarsi i figli soltanto quando entrambi i genitori lo volessero e fossero pronti a ricevere il nascituro con una vita dignitosa. E vorrei sensibilizzarli anche circa il fatto che la donna si prende le più gravose responsabilità, visto che deve portare avanti la gestazione, partorire e allattare, per non parlare della crudele menopausa. Secondo me, dando agli umani un sesso unico o scambiabile tutto questo si risolverebbe, perché si potrebbero scegliere e condividere tutti i ruoli.. Osservate i cavallucci marini...» affermò visionario il numero 21.

    «Un vero rivoluzionario! Scommetto che sei un fan di San Tommaso… il ponte perfetto tra la cristianità e la filosofia aristotelica», asserì il 19.

    «Vi siete scordati dell’energia muscolare che si crea nelle palestre, che anziché disperderla inutilmente nel nulla, potrebbe essere convertita in energia elettrica o cavallo vapore, senza intaccare le risorse naturali, come una sorta di bio-dinamo...», azzardò il timido ed ecologico numero 18.

 

Io portavo alla Gran Commissione un suggerimento per eliminare l’ipocrisia: aggiungere al corpo dell’essere umano una vistosa coda di cane. Inutile disfarsi in sorrisi e ossequi davanti a qualcuno, mentre la coda ti rimane immobile… Così come simulare indifferenza davanti a un altro non avrebbe più alcun senso, se alla tua faccia cerulea, fredda e distaccata si accompagnasse un movimento della coda a zig zag...

    A un certo punto, una voce grave e forte pronunciò il mio numero. Mi avvicinai alla grande porta dei “Passaggi” dove mi ricevette un’austera Commissione. Quella degli Eletti.

    Iniziarono le domande…

 

«Motivi per i quali vuole diventare umano e rinunciare all’immortalità e ai privilegi angelici».

«Amore, Amore puro e vero per una donna».

«Sesso di arrivo sulla Terra».

«Maschile».

«Età di arrivo sulla Terra».

«40 anni circa».

«Segno zodiacale».

«Acquario, il più libero e libertario, anche Sagittario può andar bene».

«Nazionalità».

«Boh, facciamo... italiana».

«Nome».

«Paolo».

«Occupazione all’arrivo sulla Terra».

«Prendermi cura degli animali. Lavorare per il loro benessere».

«Hobbies».

«Cinema, musica, letteratura, teatro, calcio, vita in campagna».

«Preferisce avere un padre, o una madre terrestre? E perché?».

«Una madre, perché apprezzo molto il mondo femminile».

«Fratelli».

«Penso sarà meno complicato se risulto figlio unico».

«Entrate economiche».

«Non m’interessano i soldi, ho capito che i valori sono altri, insomma, vorrei poter guadagnare il minimo indispensabile per vivere dignitosamente insieme alla mia madre e alla mia donna».

«Versamento in banca all’arrivo»

 «4 milioni di lire mi bastano e avanzano per cominciare».

«3 o 4 virtù che vuole possedere».

«Disponibile, consapevole, empatico, pacifico».

«3 o 4 difetti».

«Pigro, goloso, dipendente dagli affetti, uno che dice sempre quello che pensa».

«Attenzione, abbiamo parlato di difetti veri, cioè, umani, terrestri, e quindi credibili!».

«Ok, Ok… Allora diciamo: fatalista, indeciso, ansioso; poi ci lavorerò su per armonizzarli».

«Fumatore attivo o passivo?».

«Passivo».

«Amicizie, relazioni umane».

«Mi basteranno quelle della mia donna; lei ha molti amici fidati che le vogliono davvero bene».

«Aspirazioni».

«Tolleranza, volontà, flessibilità, lasciare un buon ricordo negli altri».

«Vuole poter continuare a riconoscere le altre creature angeliche per un massimo di cinque anni? ».

«Sì, decisamente sì».

«Bene. Ora dimostri di essere convinto di cambiare situazione cosmica, si lasci togliere le ali e le posi sul bancone. E non dimentichi di consegnarci la busta con il suo suggerimento per gli Architetti».

 

Era arrivato il momento “clou”, dopo il quale non sarei più potuto tornare indietro. Niente male, pensai. Era quello che volevo, no? Quello che avevo desiderato in questi oltre tre decenni di umana e tacita convivenza con Leila.

    Mi avvicinai al bancone fatto di nuvole bianche e arrivò un cherubino per aiutarmi a staccare le ali ancorate alla mia schiena. Iniziai a sentire per la prima volta una specie di pizzicore, alla stregua di un fastidio... fisico, quello che gli umani usano chiamare dolore.  Ma, sempre in nome dell’Amore, lo sopportai stoicamente. O almeno credo.

    Poi mi presentai spogliato di tutto davanti agli Eletti, che mi fecero firmare un documento sacro, secondo il quale rinunciavo volontariamente e definitivamente alla Condizione Angelica, ai Privilegi Celesti, e agli Ordini della Conoscenza Cosmica dei Codici Supremi.

     Ero felice. Nonostante ora la mia vita portasse con sé una data di scadenza, avrei vissuto insieme alla mia Lei la gioia dell’esistenza umana, l’amore pieno e totale di due persone in sintonia. Ero certo di conquistarla, sapevo tutto di lei e conoscevo nei dettagli i suoi percorsi, non c’era al mondo una sola persona che sapesse ascoltarla e comprenderla meglio di me. E lei, attraverso l’intelligenza “cellulare”, avrebbe riconosciuto in me il suo Zenit, il porto sicuro da dove ammirare Orione e le Pleiadi, questa volta “per sempre”.

    La Gran Commissione approvò senza indugi le mie risposte, sigillò con un timbro trasparente la mia richiesta, e poi mi congedò amabilmente, accompagnandomi a entrare in un tunnel “gassoso” che comunicava direttamente con Piazza Risorgimento, nei pressi della città del Vaticano, a Roma.

    Scesi verso la grande città avvolto da un soffice cilindro di nuvole. Non saprei calcolare quanto tempo trascorse: minuti, ore, giorni… Perché la mia percezione del tempo ormai era cambiata. Dovevo imparare nuovi ritmi e orari: quelli dell’Umanità. Il bello era che mi sentivo pronto e capace di farlo.

    Si alzò nell'aria una voce dal timbro basso, indirizzata verso di me, che disse: «Benvenuto nell’aldiquà». Nel vederlo lo riconobbi, era un mio “collega”. E come di norma ci salutammo col dito medio della mano volto verso l’alto, verso Dio. Da quel momento in poi avrei dovuto fare attenzione, perché i terrestri lo consideravano un gesto chiaramente offensivo.

    Sulla Terra era sabato pomeriggio, le mie ali non c’erano più, e quindi anche la leggerezza dei movimenti era svanita. In compenso, sotto il mio  ventre ora spuntava una discreta protuberanza, cioè, il “maestoso e desiderato”, per così dire, sesso maschile. Dovevo solo imparare a usarlo. Un mio collega anni fa mi aveva confidato che “la vagina piace a molti, invece il pene piace a tutti”. Insomma, ora avevo da gestire una cosa da niente…

     Iniziai quindi a capire cos’era il cardiopalmo e il pudore: ero nudo, ma per fortuna godevo di un permesso d’invisibilità per le successive 24 ore, il tempo minimo per procurarmi il necessario per presentarmi come un individuo “normale” a tutti gli effetti. Ma per fortuna, a forza di frequentare i terrestri, avevo già imparato come fare. Ormai ero diventato un papalagi a tutti gli effetti…

   L’indomani, prima di andare a conoscere mia madre e prima di partire alla ricerca della mia Leila, feci la prima doccia della mia vita nella bella mansardina che mi era stata assegnata per qualche mese a Via Sora, vicino a Piazza Navona. Una vera delizia. Poi, quella stesa sera, decisi di andare al cinema di Corso Vittorio Emanuele, a vedere un film romantico recentemente uscito nelle sale: il polpettone sentimentale e thriller cult che parlava della trascendenza dell’amore, “Ghost - Fantasma”, di Jerry Zucker, che rese ancora più celebri e ricchi Demi Moore, Patrick Swayze e Tony Goldwyn, ma che, senza la presenza di Whoopi Goldberg avrebbe potuto rivelarsi un vero fiasco. Volevo capire se la mia capacità d’apprendimento fosse stata in qualche modo modificata, o menomata. Ma prima di acquistare il mio primo biglietto di cinema, entrai nella ricevitoria del Lotto più vicina e puntai sul 22 e il 90. Colsi l’occasione per informarmi sui risultati delle squadre del Lazio: la “maggica” Roma di Gigi Radice aveva battuto la Fiorentina per 4 a 0, con un goal di Völler, uno di Salsano, e due di Carnevale.