Il libro che tutti i genitori dovrebbero
leggere
Cari amici,
mi è stato chiesto alcune volte perché un tale interesse su questa tematica non facile
da trattare. Me lo sono chiesto anch'io. Una prima risposta risiede nel fatto che io non
ho paura della diversità, anzi, l'ho sempre considerata una risorsa da approfondire, fino
ad averne addirittura sposato la causa.
Questo mondo è pieno di gente disposta a sensibilizzarsi verso certi problemi sociali
perché magari coinvolti personalmente. Non è il mio caso. Mi riconosco una inguaribile
congenita propensione a schierarmi con le minoranze e credo di aver fatto il mio meglio
per contribuire all'evoluzione del pensiero aperto.
Sono anche un'operatrice sanitaria, mi occupo di terapie naturali con l'uso delle essenze
floreali (www.floriterapia.com) ed affianco mio
marito, medico fortemente impegnato nella lotta contro
il tabacco. Insomma, il problema della sofferenza umana mi sta a cuore da sempre. Tre
anni fa ebbi due pazienti transessuali. Notavo la loro difficoltà a farsi accettare dalla
società e ad inserirsi nel mondo del lavoro. Volevo esprimere loro la maggiore
solidarietà possibile. Pensai così di scrivere una sceneggiatura alla Almodovar,
tentando in qualche maniera di avvicinare attraverso la vena ironica la figura del
transessuale alla signora ghiotta di telenovela, vero motore della nostra società, ma il
mio compagno mi fece notare con discrezione che per dare voce a qualcuno, bisognava prima
averla.
Lo ritenni sacrosanto e perciò provai a cercare un soggetto vero per una storia da
narrare. Incontrai sei o sette persone transessuali ma fui attratta particolarmente da
Diana Casas anche per una strana coincidenza: le sirene volanti che dipingeva da piccola e
che io avevo già immaginato nella copertina e nel titolo del mio libro. La sirena, una
donna senza vagina... Poi, quella di Diana è una storia a lieto fine, positiva, che parla
della realizzazione di una persona attraverso l'amore. Ho intuito di essere in presenza di
un ponte di comunicazione, un linguaggio comune fra i cosiddetti "diversi" e i
cosiddetti "normali" (la normalità la considero un concetto statistico).
Perciò, dopo alcune interviste con la Casas, mi barricai in casa invocando le muse della
creatività per sviluppare questa storia, e, confesso, sempre con un occhio che guardasse
al cinema, perché ne sono appassionata.
Oltre a Diana ci sono Flora e Zelde, due personaggi chiave in tutta la vicenda, entrambe
spettatrici di un mondo che cambia attraverso la metamorfosi della protagonista, ma anche
loro sono partecipi, soggetti. In realtà c'è più di un io narrante: quello in terza
persona che racconta le vicende dell'antenata di Flora, la principessa india all'epoca
della colonizzazione spagnola, ed è frutto di una ricerca storica e
geografica; quello in prima persona che è rappresentato dalle lettere che Diana scrive
dall'estero alla sua amica dell'infanzia, Zelde. Quest'ultimo personaggio rappresenta
anche l'io narrante in seconda persona, una specie di voce fuori campo, una sorta di filo
conduttore atemporale che oscilla fra il presente ed il futuro con cui il lettore può
facilmente immedesimarsi, una forma inusuale di scrittura che permette molta intimità con
il personaggio. Solo alla fine si scoprirà con un colpo di scena il racconto nel racconto
e ci si divertirà a unire i tasselli.
Ho tentato di dispiegare un arcobaleno di emozioni, di leggenda, di avventura, di
romanticismo, di umorismo, di lacrime, di suspense, di colpi di scena. La tensione non
deve calare leggendo, e dunque il divertimento deve essere la parola d'ordine. Niente di
meglio che capire le cose della vita sorridendo. Ci sono solo due capitoli drammatici, uno
che riguarda lo stupro e che ho voluto appositamente trattare sì con drammaticità ma
evitando le morbosità a cui potrebbe prestarsi, l'altro riguarda un tentativo di omicidio
da parte di un cliente della notte romana, il resto della storia è una specie di romanzo
rosa a tematica transessuale, una storia di amore con i suoi travagli naturali, dove il
cambiamento di sesso viene trattato naturalmente, senza spettacolarità. Ho voluto
raccontare la storia di una persona, con il suo bagaglio di gioie e sofferenze, che vince
la sua battaglia con la vita, senza indurre il lettore a preoccuparsi eccessivamente di
ciò che esiste dentro le mutande, infatti è un romanzo accessibile anche agli
adolescenti.
Finalmente il "fenomeno" trans, inteso come nuova identità sessuale, è sceso
in piazza e ha trovato una sua dignità, una collocazione sociale, una legittimazione. E'
riuscito a mettersi in evidenza e a costituirsi come movimento di opinione e di costume,
con valenze psicologiche, politiche e culturali. Non è ammissibile che si debba vivere di
nascosto, o tacere senza libertà la propria differenza. Troppo spesso, realtà minori
sono state discriminate proprio dal silenzio.
Creare una coscienza del diverso però non è facile, ma credo fermamente in tutto ciò
che aiuta ad abbattere le barriere, la repressione, a rivedere i preconcetti, i
pregiudizi. Nello scrivere questa storia ho voluto fare un omaggio alla libertà. "Il
Volo della Sirena" è il mio modesto contributo alla causa dei diritti umani, contro
la discriminazione basata sull'orientamento sessuale, contro la denigrazione del diverso.
Non ho la pretesa di voler insegnare delle cose, ma se questo libro potesse servire a
stimolare non solo la curiosità, ma anche il vero interesse di una sola persona
sull'argomento, mi posso ritenere soddisfatta.
E sarà anche merito del mio editore, Di Renzo, che ha creduto nella storia dal primo
momento.
Cordialmente
Liliana Gimenez
gimenez@libero.it
In questo libro ci sono molte cose utili e interessanti... per
riflettere sulle nostre identità e sulle nostre scelte. Per questo, mi fa piacere
parlarne ancora! (31 luglio). (scrivimi@barbarapalombelli.com)
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