Quella
del panico è sempre un'esperienza molto allarmante, che prende
all'improvviso, a ciel sereno, e apre squarci di insostenibile angoscia. Di
solito l'attacco non è associato a un evento specifico, né a una situazione
con caratteristiche minacciose. Può sopraggiungere in qualsiasi momento, del
tutto inatteso. E scatenare un vero sconquasso emotivo generando paura,
terrore, senso di morte imminente, timore di perdere il controllo e persino
di impazzire. Allo stesso tempo, esplodono i sintomi fisici: il respiro
diventa corto fino a dare la sensazione di mancare, il cuore batte
all'impazzata, la pelle si copre di sudore, i muscoli tremano e le vampate
di calore si alternano ai brividi di freddo. L'episodio di solito dura pochi
minuti, ma la sua brevità non è mai un elemento tranquillizzante. La paura
di subire nuovi attacchi, infatti, diventa un freno alla vita,ai suoi spazi
di movimento e ai progetti da realizzare. Sempre che, avvitati su se stessi
a causa di questo malessere, ce ne siano di riconoscibili e verso i quali
dirigere le energie.
I FIORI DI BACH rappresentano un valido e tutto sommato veloce aiuto naturale (anche
"complementare" nel caso i DAP siano in cura con i farmaci tradizionali),
per imparare ad affrontare gli attacchi di panico con maggior presenza di spirito,
portando gradualmente la persona a non aver più "paura di aver paura",
e, la maggior parte delle volte, risolvendo il problema definitivamente. Per maggiori informazioni
consultate gratuitamente l'esperto Floriterapeuta, scrivendo a
Liliana Gimenez Haas).
Inoltre potete aderire al conveniente
servizio di consulto
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Le domande da farsi:
Che cosa desidero veramente in questo
momento della mia vita? Sto censurando alcuno dei miei sogni? Quando
si affronta un disturbo come gli attacchi di panico, che è estremamente
legato alla libertà, rispondere a questi interrogativi aiuta a mettere a
fuoco i condizionamenti subiti. Osservare se c'è una lunga storia di
responsabilità e doveri che si è caricata sulle spalle. Se c'è paura di
solitudine o abbandono. Passare da questa consapevolezza al mettersi in
gioco in un modo diverso, però, non è facile. Perché scatta il timore di
proporsi al mondo senza le consuete cautele. A questo punto occorre
allora riflettere su queste altre domande:
Che cosa si aspettano gli altri da me? Cosa pretendo da me stessa? Cosa dovrei fare e non fare? In questo
modo, si può capire quanto siamo responsabili delle aspettative altrui.
Perché, magari,abbiamo abituato famigliari e amici a poter contare,
sempre ed in ogni caso, sulla nostra disponibilità. E lo abbiamo fatto
non per generosità, ma perché bisognosi della loro approvazione.
Comprenderlo è l'inizio di una nuova vita.
Come si riconoscono gli attacchi di panico?
Sono attacchi improvvisi e immotivati d’intensa paura,
brevi, associati a vertigini, difficoltà a respirare, batticuore,
tremore, sudore, disturbi addominali, vampate di caldo, paura di morire,
di perdere il controllo, d'impazzire.
E’ una malattia frequente?
Il rischio in un anno è del 2%-3%, ed è del 9% nella vita.
Chi è più a rischio?
Le donne e i giovani. Le
persone fra i 40 e i 55 anni.
Gli attacchi di panico tendono a ripetersi?
Possono ripetersi molte volte il giorno, o venire più raramente, possono
durare settimane, mesi, o anni. Si associano ad una tensione continua per la
paura che ritornino. Si calcola che ogni persona ha avuto un attacco
di panico almeno una volta nella vita.
Vi
sono altre paure?
Spesso vi è la paura di uscire da soli, di stare
nei luoghi affollati e chiusi, di stare soli in casa, la paura dei ponti,
dell’automobile, del treno, dell'aereo, dell’autobus, e la paura delle code.
Perché si associano alla paura di uscire?
Per
paura che un attacco arrivi all’improvviso in un posto dove è difficile
ricevere aiuto o scappare.
Cosa comportano
queste paure?
Le paure portano ad evitare questi luoghi, e nei casi più
gravi si rimane chiusi in casa. Altrimenti si affrontano i luoghi temuti con
molta tensione, o facendosi accompagnare da qualcuno.
Gli attacchi di panico si associano ad altre malattie mentali?
Spesso si associano alla depressione, e alla paura di avere
una grave malattia nascosta.
A chi si rivolge di solito chi ha gli attacchi di panico?
Sono consultati specialisti del cuore, dell’orecchio, dei polmoni, dei
nervi, dello stomaco, alla ricerca in questi organi della causa degli
attacchi. La paura di morire durante un attacco può spingere a correre al
pronto soccorso del più vicino ospedale. Tuttavia, nonostante le numerose e
ripetute visite, nonostante gli esami e le indagini ripetuti, di solito non
si trova nulla di anormale negli organi indagati.
Cosa si dice di solito dopo queste visite specialistiche?
Che non c’è niente, e che perciò bisogna stare tranquilli. Però gli attacchi
continuano a ripetersi, e ciò alimenta l’idea d’avere qualche grave malattia
nascosta, che non si riesce a trovare o che non è detta. E così prosegue la
serie infinita di visite ed esami inutili.
E’una malattia o uno stato psicologico che si risolve reagendo?
E’ una malattia vera e propria, causata da disturbi chimici
del cervello.
Cosa è detto di solito a chi ha gli attacchi di panico?
Che non ha niente, o che deve reagire da solo.
Che prove ci sono che è una malattia del cervello?
Vi sono disturbi chimici nel cervello. Una semplice prova è il test
al lattato di sodio*: se diamo il lattato di sodio alle persone con gli
attacchi di panico viene subito un attacco, mentre se diamo il lattato di
sodio a persone che non hanno gli attacchi di panico non succede niente,
a
riprova che il cervello di chi ha gli attacchi di panico è chimicamente
diverso.
*Eziopatogenesi:
L'infusione di lattato di sodio, la somministrazione di isoprotenerolo e di
yohimbina (rispettivamente agonista beta-adrenergico e antagonista alfa
2-adrenergico), le tecniche di iperventilazione e l'inalazione di aria
arricchita in anidride carbonica rappresentano efficaci metodiche in grado
di riprodurre, in individui predisposti, veri e propri attacchi di panico.
Gli episodi critici indotti dal lattato di sodio e dall'anidride carbonica
potrebbero essere immediati da un globale aumento dell'attività
noradrenergica, in particolar modo a livello del locus coeruleus.
Molecole dotate di effetto antipanico, come le benzodiazepine, gli
antidepressivi triciclici, gli inibitori delle monoaminossidasi (I-Mao), la
morfina e gli altri alcaloidi dell'oppio, infine la clonidina sono in grado
di controllare l'attività del locus coeruleus. Al contrario, la yohimbina
e il piperoxane, bloccando gli autorecettori alfa 2-adrenergici con funzione
inibitoria, potenziano l'attività del nucleo noradrenergico, facilitando
l'insorgenza degli Ap.
Il lattato potrebbe indurre gli attacchi anche attraverso una compromissione
della trasmissione serotoninergica, la cui funzione è soprattutto
inibitoria: a parziale conferma di questa ipotesi va segnalata l'efficacia
antipanico dei serotoninergici, come clomipramina e Ssri.
E’
una malattia grave?
Può esserlo o diventarlo se non viene
curata, a causa delle paure e della vita limitata che ne consegue, fino alla
chiusura in casa, nell’attesa apprensiva del prossimo attacco, improvviso ed
immotivato, o della scoperta di avere una grave malattia.
Vi è un rischio di suicidio?
Si, come nella
depressione, cui spesso si associa.
Quali sono le cause degli attacchi di panico?
Possono essere ereditati, e/o scatenati dagli stress in persone predisposte.
Come si curano?
Con i farmaci antipanico
(allopatici, omeopatici, floriterapia, ecc.), e i colloqui terapeutici.
Le terapie sono efficaci?
Si, sono molto
efficaci in un’alta percentuale di casi. Prima si comincia la terapia, più
facile è guarire. Gli attacchi di panico generalmente si bloccano in poco
tempo. La terapia però deve essere continuata per altri mesi, per impedire
una ricaduta.
Di cosa si parla durante i colloqui terapeutici?
S’insegna che gli attacchi di panico non sono causati da altre e nascoste
malattie, che sono causati da scariche elettriche del cervello che,
attraverso i nervi, arrivano in tutto il corpo producendo i disturbi tipici
dell’attacco di panico. S’insegna che la chimica del cervello è il
problema principale, che non si muore mai per un attacco di panico, che
passa sempre da solo, anche se poi può ritornare. S’insegna a non esagerare
il significato patologico dei piccoli disturbi somatici che tutti possono
avere, che ne ingigantisce l’intensità e può scatenare un attacco di panico.
S’insegna a riconquistare gradualmente i luoghi evitati.
Si parla in generale difobiequando si ha un timore
sproporzionato rispetto alle circostanze e in assenza di un reale
pericolo. Il soggetto ne è consapevole e tuttavia non riesce
a reagire, quasi fosse paralizzato.
Sebbene la paura non sia
di per sé un’emozione negativa, può divenirlo quando si estremizza,
trasformandosi in fobia.
La paura è una vero e
proprio meccanismo di difesa. Fin da piccoli ci preserva da
situazioni potenzialmente pericolose, ponendoci in uno stato di
allerta e spingendoci ad affrontarle con le cautela. Inoltre, la paura può essere utilizzata
come spinta all’azione, come tensione positiva verso il risultato.
La paura di fallire, ad
esempio, può spingerci ad impegnarci per portare a termine nel
migliore dei modi un incarico assegnatoci.
Ma quando la paura si
estremizza fino a trasformarsi in fobiaparalizza,
limita e a volte
annulla, privandoci della
capacità di prendere decisioni e mettendoci in balia della sorte,
degli eventi e soprattutto delle decisioni altrui.
La fobia conduce all’autosabotaggio:
si evita una determinata circostanza, un amore, un viaggio, una
discussione, per evitare di provare l’emozione ad essa collegata.
Evitare le situazioni scatenanti limita certamente il verificarsi
delle crisi d’ansia e spesso le annulla, ma è una soluzione peggiore
del male, poiché come risultato ci costringiamo a vivere con mille
limitazioni, come se fossimo in gabbia. L’atteggiamento tipico del fobico
è la fuga, non solo dalle circostanze, ma anche dalle
emozioni. Egli rinuncia quindi a vivere una vita ricca di esperienze
ed emozioni, siano esse negative o positive.
Il modo più semplice per superare questa forma estrema di paura è affrontarla. Nel
momento in cui lo facciamo, la priviamo del potere che noi stessi le
abbiamo conferito.
Il primo passo per affrontare la
fobia consiste nell’accettarla e riconoscere che essa è
soltanto uno stato mentale, una creazione della nostra mente.
Quindi si tratta allora di capire se la situazione che suscita
quell’emozione è veramente così drammatica e spaventosa come sembra
o se è stata ingigantita dalla nostra immaginazione. La paura annebbia la nostra
razionalità e cercare di riflettere con un po' di saggezza aiuta a
riprendere il controllo e a spingerci ulteriormente ad agire.
Sugli attacchi di
panico(Dott.Luigi
Mastronardi)
Cause
Spesso i
primi attacchi di panico sono scatenati da una malattia fisica, uno
stress severo o alcuni farmaci. Alcune persone che tendono a
prendersi troppe responsabilità possono sviluppare la tendenza a
soffrirne. Le cause esatte del disturbo da panico sono ancora in
fase di studio.Alcune teorie
attribuiscono il disturbo sostanzialmente all’ingigantirsi dei
sensi di colpa. Infatti la paura più grande di un essere umano,
insieme alla paura della morte cui è spesso associata, è di non
valere agli occhi degli altri, di poter essere considerato in modo
negativo o con ostilità. Non è quasi mai vero che gli altri si
occupino così tanto di noi; lo fanno solo occasionalmente e di
sfuggita. Quando però si prova questa sensazione vuol dire che
agiscono ricordi emotivi di ferite che ha subito la nostra autostima
durante la nostra formazione. Traumi dovuti molto spesso
all’inadeguatezza psicofisica rispetto agli adulti con i quali
conviviamo e ci confrontiamo, ma anche a episodi che avrebbero
potuto essere evitati, come abbandoni, mancanza di affetto, critiche
cattive, ferite all’amor proprio. Disturbi che non sono però
considerati malattie o anormalità, ma sofferenze legate alle
caratteristiche del processo evolutivo della specie umana.
Sofferenze inevitabili, ma che possono essere combattute e - in
maggiore o minor misura –attenuate. La paura
poi,che è un'emozione che si è evoluta per affrontare il pericolo,
causa un'automatica, rapida risposta protettiva, che avviene senza
il bisogno di pensiero cosciente.
Riconoscere
i sintomi.
A scatenare le
prime crisi possono essere lo stress o un fatto molto doloroso come
un lutto, un incidente o una separazione:ciò manda in tilt il nostro
equilibrio. E la mente comincia a reagire in modo esagerato a
qualsiasi pericolo, anche il più piccolo. Per questo oggi gli
attacchi di panico vengono curati soprattutto con la psicoterapia,
ma anche con nuovi farmaci, capaci di controllare proprio le
reazioni del nostro cervello.
I sintomi di un attacco sono quasi
sempre gli stessi. Inizia con un improvviso senso di oppressione e
di soffocamento, poi il cuore comincia a battere fortissimo, si suda
e si comincia a tremare. Infine arriva il terrore:senza alcun
motivo, si prova un’invincibile paura di morire. Il tutto dura circa
un’ora,poi passa:ma lascia esausti e senza forze.
In Italia tre persone su cento
soffrono di attacchi di panico. Ciò significa che nel nostro Paese,i
malati sono almeno un milione e mezzo. E le donne sono in numero
doppio rispetto agli uomini.
I sintomi premonitori, come detto,
appaiono improvvisamente, senza alcuna causa apparente e
possono includere
Un attacco di panico tipicamente dura
dai 2 agli 8 minuti ed è una delle condizioni più stressanti di cui
una persona può avere esperienza nella vita. I sintomi fisiologici
possono avere la seguente successione. Per primo arriva
l'improvviso inizio di una paura con poco o nessuno stimolo. Questo
porta al rilascio di
adrenalina
che causa la cosiddetta risposta “attacca o fuggi”, per cui il corpo
si prepara ad un'attività fisica importante. Ciò porta a sua volta
ad una frequenza cardiaca accresciuta (tachicardia),
respirazione rapida (iperventilazione)
e sudorazione (che aumenta la presa e aiuta la perdita di calore).
Siccome l'attività vigorosa succede raramente, l'iperventilazione
porta ad abbassare i livelli di anidride carbonica nei polmoni e
quindi nel sangue. Ne deriva un cambiamento di
pH
del sangue che a sua volta porta a tanti altri sintomi, come
formicolio o intorpidimento, vertigini e stordimento. Non è semplice
capire subito che a scatenare questi attacchi è un problema
psicologico. Molti pensano di essere colpiti da una crisi cardiaca o
di asma. Anche i medici possono sbagliare:uno studio americano ha
stabilito che un malato di attacchi di panico viene visitato,in
media,da almeno sei specialisti prima di riuscire ad avere la
diagnosi giusta. E questo significa che,nella grande maggioranza dei
casi,si viene curati troppo tardi. Se non si interviene subito,
infatti,tenere la situazione sotto controllo diventa molto
difficile. Dopo le prime crisi scatta la cosiddetta ansia
anticipatoria, cioè si ha continuamente paura che l’attacco si
ripeta. Per questo si evitano le situazioni, o i luoghi, in cui si è
già stati male. Diventa impossibile salire sui tram,sui treni,sulle
auto. O anche entrare in ascensore. Nei casi più gravi, la sola idea
di uscire di casa scatena un attacco.
Cosa fare subito.
*Durante la crisi, il corpo produce
adrenalina. Per bruciarla camminate, o fate esercizio fisico. Oppure
tendete e rilassate i muscoli delle cosce, gli addominali, i
pettorali, le mascelle.
*Respirate in modo profondo e ben
ritmato.
*Contate, cantate, parlate ad alta
voce o leggete: è un buon metodo per evitare di concentrarsi troppo
sulla paura.
*Distraete il cervello focalizzando
l’attenzione su altri pensieri più forti, di maggiore piacere e/o di
maggiore interesse (ricordi, fantasie anche sessuali, progetti
imminenti, problemi familiari…).