Disturbo da ATTACCO di PANICO - DAP

Una malattia curabile, ora anche naturalmente grazie alla Floriterapia

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  Quella del panico è sempre un'esperienza molto allarmante, che prende all'improvviso, a ciel sereno, e apre squarci di insostenibile angoscia. Di solito l'attacco non è associato a un evento specifico, né a una situazione con caratteristiche minacciose. Può sopraggiungere in qualsiasi momento, del tutto inatteso. E scatenare un vero sconquasso emotivo generando paura, terrore, senso di morte imminente, timore di perdere il controllo e persino di impazzire. Allo stesso tempo, esplodono i sintomi fisici: il respiro diventa corto fino a dare la sensazione di mancare, il cuore batte all'impazzata, la pelle si copre di sudore, i muscoli tremano e le vampate di calore si alternano ai brividi di freddo. L'episodio di solito dura pochi minuti, ma la sua brevità non è mai un elemento tranquillizzante. La paura di subire nuovi attacchi, infatti, diventa un freno alla vita,ai suoi spazi di movimento e ai progetti da realizzare. Sempre che, avvitati su se stessi a causa di questo malessere, ce ne siano di riconoscibili e verso i quali dirigere le energie.

I FIORI DI BACH rappresentano un valido e tutto sommato veloce aiuto naturale (anche "complementare" nel caso i DAP siano in cura con i farmaci tradizionali), per imparare ad affrontare gli attacchi di panico con maggior presenza di spirito, portando gradualmente la persona a non aver più "paura di aver paura", e, la maggior parte delle volte, risolvendo il problema definitivamente. Per maggiori informazioni consultate gratuitamente l'esperto Floriterapeuta, scrivendo a Liliana Gimenez Haas). Inoltre potete aderire al conveniente servizio di consulto on-line Florinet, visitando questa pagina.

Le domande da farsi:

  1. Che cosa desidero veramente in questo momento della mia vita? Sto censurando alcuno dei miei sogni?
    Quando si affronta un disturbo come gli attacchi di panico, che è estremamente legato alla libertà, rispondere a questi interrogativi aiuta a mettere a fuoco i condizionamenti subiti. Osservare se c'è una lunga storia di responsabilità e doveri che si è caricata sulle spalle. Se c'è paura di solitudine o abbandono. Passare da questa consapevolezza al mettersi in gioco in un modo diverso, però, non è facile. Perché scatta il timore di proporsi al mondo senza le consuete cautele. A questo punto occorre allora riflettere su queste altre domande:

  2. Che cosa si aspettano gli altri da me? Cosa pretendo da me stessa? Cosa dovrei fare e non fare?
    In questo modo, si può capire quanto siamo responsabili delle aspettative altrui. Perché, magari,abbiamo abituato famigliari e amici a poter contare, sempre ed in ogni caso, sulla nostra disponibilità. E lo abbiamo fatto non per generosità, ma perché bisognosi della loro approvazione. Comprenderlo è l'inizio di una nuova vita.

Come si riconoscono gli attacchi di panico?
Sono attacchi improvvisi e immotivati d’intensa paura, brevi, associati a vertigini, difficoltà a respirare, batticuore, tremore, sudore, disturbi addominali, vampate di caldo, paura di morire, di perdere il controllo, d'impazzire.

E’ una malattia frequente?
Il rischio in un anno è del 2%-3%, ed è del 9% nella vita.

Chi è più a rischio?
Le donne e i giovani. Le persone fra i 40 e i 55 anni.

Gli attacchi di panico tendono a ripetersi?
Possono ripetersi molte volte il giorno, o venire più raramente, possono durare settimane, mesi, o anni. Si associano ad una tensione continua per la paura che ritornino. Si calcola che ogni persona ha avuto un attacco di panico almeno una volta nella vita.

Vi sono altre paure?
Spesso vi è la paura di uscire da soli, di stare nei luoghi affollati e chiusi, di stare soli in casa, la paura dei ponti, dell’automobile, del treno, dell'aereo, dell’autobus, e la paura delle code.

Perché si associano alla paura di uscire?
Per paura che un attacco arrivi all’improvviso in un posto dove è difficile ricevere aiuto o scappare.

Cosa comportano queste paure?
Le paure portano ad evitare questi luoghi, e nei casi più gravi si rimane chiusi in casa. Altrimenti si affrontano i luoghi temuti con molta tensione, o facendosi accompagnare da qualcuno.

Gli attacchi di panico si associano ad altre malattie mentali?
Spesso si associano alla depressione, e alla paura di avere una grave malattia nascosta.

A chi si rivolge di solito chi ha gli attacchi di panico?
Sono consultati specialisti del cuore, dell’orecchio, dei polmoni, dei nervi, dello stomaco, alla ricerca in questi organi della causa degli attacchi. La paura di morire durante un attacco può spingere a correre al pronto soccorso del più vicino ospedale. Tuttavia, nonostante le numerose e ripetute visite, nonostante gli esami e le indagini ripetuti, di solito non si trova nulla di anormale negli organi indagati.

Cosa si dice di solito dopo queste visite specialistiche?
Che non c’è niente, e che perciò bisogna stare tranquilli. Però gli attacchi continuano a ripetersi, e ciò alimenta l’idea d’avere qualche grave malattia nascosta, che non si riesce a trovare o che non è detta. E così prosegue la serie infinita di visite ed esami inutili.

E’una malattia o uno stato psicologico che si risolve reagendo?
E’ una malattia vera e propria, causata da disturbi chimici del cervello.

Cosa è detto di solito a chi ha gli attacchi di panico?
Che non ha niente, o che deve reagire da solo.

Che prove ci sono che è una malattia del cervello?
Vi sono disturbi chimici nel cervello. Una semplice prova è il test al lattato di sodio*: se diamo il lattato di sodio alle persone con gli attacchi di panico viene subito un attacco, mentre se diamo il lattato di sodio a persone che non hanno gli attacchi di panico non succede niente, a riprova che il cervello di chi ha gli attacchi di panico è chimicamente diverso.

*Eziopatogenesi: L'infusione di lattato di sodio, la somministrazione di isoprotenerolo e di yohimbina (rispettivamente agonista beta-adrenergico e antagonista alfa 2-adrenergico), le tecniche di iperventilazione e l'inalazione di aria arricchita in anidride carbonica rappresentano efficaci metodiche in grado di riprodurre, in individui predisposti, veri e propri attacchi di panico. Gli episodi critici indotti dal lattato di sodio e dall'anidride carbonica potrebbero essere immediati da un globale aumento dell'attività noradrenergica, in particolar modo a livello del locus coeruleus.
Molecole dotate di effetto antipanico, come le benzodiazepine, gli antidepressivi triciclici, gli inibitori delle monoaminossidasi (I-Mao), la morfina e gli altri alcaloidi dell'oppio, infine la clonidina sono in grado di controllare l'attività del locus coeruleus. Al contrario, la yohimbina e il piperoxane, bloccando gli autorecettori alfa 2-adrenergici con funzione inibitoria, potenziano l'attività del nucleo noradrenergico, facilitando l'insorgenza degli Ap.
Il lattato potrebbe indurre gli attacchi anche attraverso una compromissione della trasmissione serotoninergica, la cui funzione è soprattutto inibitoria: a parziale conferma di questa ipotesi va segnalata l'efficacia antipanico dei serotoninergici, come clomipramina e Ssri.

E’ una malattia grave?
Può esserlo o diventarlo se non viene curata, a causa delle paure e della vita limitata che ne consegue, fino alla chiusura in casa, nell’attesa apprensiva del prossimo attacco, improvviso ed immotivato, o della scoperta di avere una grave malattia.

Vi è un rischio di suicidio?
Si, come nella depressione, cui spesso si associa. 

Quali sono le cause degli attacchi di panico?
Possono essere ereditati, e/o scatenati dagli stress in persone predisposte.

Come si curano?
Con i farmaci antipanico (allopatici, omeopatici, floriterapia, ecc.), e i colloqui terapeutici.

Le terapie sono efficaci?
Si, sono molto efficaci in un’alta percentuale di casi. Prima si comincia la terapia, più facile è guarire. Gli attacchi di panico generalmente si bloccano in poco tempo. La terapia però deve essere continuata per altri mesi, per impedire una ricaduta.

Di cosa si parla durante i colloqui terapeutici?
S’insegna che gli attacchi di panico non sono causati da altre e nascoste malattie, che sono causati da scariche elettriche del cervello che, attraverso i nervi, arrivano in tutto il corpo producendo i disturbi tipici dell’attacco di panico. S’insegna che la chimica del cervello è il problema principale, che non si muore mai per un attacco di panico, che passa sempre da solo, anche se poi può ritornare. S’insegna a non esagerare il significato patologico dei piccoli disturbi somatici che tutti possono avere, che ne ingigantisce l’intensità e può scatenare un attacco di panico. S’insegna a riconquistare gradualmente i luoghi evitati.

link correlato: il panico è stato fotografato


Differenza fra paura e fobia:

Si parla in generale di fobie quando si ha un timore sproporzionato rispetto alle circostanze e in assenza di un reale pericolo. Il soggetto ne è consapevole e tuttavia non riesce a reagire, quasi fosse paralizzato.
Sebbene la paura non sia di per sé un’emozione negativa, può divenirlo quando si estremizza, trasformandosi in fobia.
La paura è una vero e proprio meccanismo di difesa. Fin da piccoli ci preserva da situazioni potenzialmente pericolose, ponendoci in uno stato di allerta e spingendoci ad affrontarle con le cautela. Inoltre, la paura può essere utilizzata come spinta all’azione, come tensione positiva verso il risultato.
La paura di fallire, ad esempio, può spingerci ad impegnarci per portare a termine nel migliore dei modi un incarico assegnatoci.
Ma quando la paura si estremizza fino a trasformarsi in fobia paralizza, limita e a volte annulla, privandoci della capacità di prendere decisioni e mettendoci in balia della sorte, degli eventi e soprattutto delle decisioni altrui.
La fobia conduce all’autosabotaggio: si evita una determinata circostanza, un amore, un viaggio, una discussione, per evitare di provare l’emozione ad essa collegata.
Evitare le situazioni scatenanti limita certamente il verificarsi delle crisi d’ansia e spesso le annulla, ma è una soluzione peggiore del male, poiché come risultato ci costringiamo a vivere con mille limitazioni, come se fossimo in gabbia.
L’atteggiamento tipico del fobico è la fuga, non solo dalle circostanze, ma anche dalle emozioni. Egli rinuncia quindi a vivere una vita ricca di esperienze ed emozioni, siano esse negative o positive.
Il modo più semplice per superare questa forma estrema di paura è affrontarla. Nel momento in cui lo facciamo, la priviamo del potere che noi stessi le abbiamo conferito.
Il primo passo per affrontare la fobia consiste nell’accettarla e riconoscere che essa è soltanto uno stato mentale, una creazione della nostra mente.
Quindi si tratta allora di capire se la situazione che suscita quell’emozione è veramente così drammatica e spaventosa come sembra o se è stata ingigantita dalla nostra immaginazione. La paura annebbia la nostra razionalità e cercare di riflettere con un po' di saggezza aiuta a riprendere il controllo e a spingerci ulteriormente ad agire.

Sugli attacchi di panico (Dott.Luigi Mastronardi) 

Cause

Spesso i primi attacchi di panico sono scatenati da una malattia fisica, uno stress severo o alcuni farmaci. Alcune persone che tendono a prendersi troppe responsabilità possono sviluppare la tendenza a soffrirne.  Le cause esatte del disturbo da panico sono ancora in fase di studio. Alcune teorie  attribuiscono il disturbo sostanzialmente all’ingigantirsi dei sensi di colpa. Infatti la paura più grande di un essere umano, insieme alla paura della morte cui è spesso associata, è di non valere agli occhi degli altri, di poter essere considerato in modo negativo o con ostilità. Non è quasi mai vero che gli altri si occupino così tanto di noi; lo fanno solo occasionalmente e di sfuggita. Quando però si prova questa sensazione vuol dire che agiscono ricordi emotivi di ferite che ha subito la nostra autostima durante la nostra formazione. Traumi dovuti molto spesso all’inadeguatezza psicofisica rispetto agli adulti con i quali conviviamo e ci confrontiamo, ma anche a episodi che avrebbero potuto essere evitati, come abbandoni, mancanza di affetto, critiche cattive, ferite all’amor proprio. Disturbi che non sono però considerati malattie o anormalità, ma sofferenze legate alle caratteristiche del processo evolutivo della specie umana. Sofferenze inevitabili, ma che possono essere combattute e - in maggiore o minor misura – attenuate. La paura poi,che è un'emozione che si è evoluta per affrontare il pericolo, causa un'automatica, rapida risposta protettiva, che avviene senza il bisogno di pensiero cosciente.

Riconoscere i sintomi.

A scatenare le prime crisi possono essere lo stress o un fatto molto doloroso come un lutto, un incidente o una separazione:ciò manda in tilt il nostro equilibrio. E la mente comincia a reagire in modo esagerato a qualsiasi pericolo, anche il più piccolo. Per questo oggi gli attacchi di panico vengono curati soprattutto con la psicoterapia, ma anche con nuovi farmaci, capaci di controllare proprio le reazioni del nostro cervello.

I sintomi di un attacco sono quasi sempre gli stessi. Inizia con un improvviso senso di oppressione e di soffocamento, poi il cuore comincia a battere fortissimo, si suda e si comincia a tremare. Infine arriva il terrore:senza alcun motivo, si prova un’invincibile paura di morire. Il tutto dura circa un’ora,poi passa:ma lascia esausti e senza forze.

In Italia tre persone su cento soffrono di attacchi di panico. Ciò significa che nel nostro Paese,i malati sono almeno un milione e mezzo. E le donne sono in numero doppio rispetto agli uomini.

 I sintomi  premonitori, come detto, appaiono improvvisamente, senza alcuna causa apparente e  possono includere

Un attacco di panico tipicamente dura dai 2 agli 8 minuti ed è una delle condizioni più stressanti di cui una persona può avere esperienza nella vita. I  sintomi  fisiologici  possono avere la seguente successione. Per primo arriva l'improvviso inizio di una paura con poco o nessuno stimolo. Questo porta al rilascio di adrenalina che causa la cosiddetta risposta “attacca o fuggi”, per cui il corpo si prepara ad un'attività fisica importante. Ciò porta a sua volta ad una frequenza cardiaca accresciuta (tachicardia), respirazione rapida (iperventilazione) e sudorazione (che aumenta la presa e aiuta la perdita di calore). Siccome l'attività vigorosa succede raramente, l'iperventilazione porta ad abbassare i livelli di anidride carbonica nei polmoni e quindi nel sangue. Ne deriva un cambiamento di pH del sangue che a sua volta porta a tanti altri sintomi, come formicolio o intorpidimento, vertigini e stordimento. Non è semplice capire subito che a scatenare questi attacchi è un problema psicologico. Molti pensano di essere colpiti da una crisi cardiaca o di asma. Anche i medici possono sbagliare:uno studio americano ha stabilito che un malato di attacchi di panico viene visitato,in media,da almeno sei specialisti prima di riuscire ad avere la diagnosi giusta. E questo significa che,nella grande maggioranza dei casi,si viene curati troppo tardi. Se non si interviene subito, infatti,tenere la situazione sotto controllo diventa molto difficile. Dopo le prime crisi scatta la cosiddetta ansia anticipatoria, cioè si ha continuamente paura che l’attacco si ripeta. Per questo si evitano le situazioni, o i luoghi, in cui si è già stati male. Diventa impossibile salire sui tram,sui treni,sulle auto. O anche entrare in ascensore. Nei casi più gravi, la sola idea di uscire di casa scatena un attacco.

Cosa fare subito.

*Durante la crisi, il corpo produce adrenalina. Per bruciarla camminate, o fate esercizio fisico. Oppure tendete e rilassate i muscoli delle cosce, gli addominali, i pettorali, le mascelle.

*Respirate in modo profondo e ben ritmato.

*Contate, cantate, parlate ad alta voce o leggete: è un buon metodo per evitare di concentrarsi troppo sulla paura.

*Distraete il cervello focalizzando l’attenzione su altri pensieri più forti, di maggiore piacere e/o di maggiore interesse (ricordi, fantasie anche sessuali, progetti imminenti, problemi familiari…).