Uso dei Fiori di Bach nella terapia di fondo dell’Omotossicologia |
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L’Omotossicologia (come molti sanno) è una branca dell’omeopatia unicista, secondo alcuni è un ponte tra l’omeopatia classica e l’allopatia. Si basa sul concetto che la noxa delle malattie risiede nelle tossine (da qui il nome), per cui curare significa principalmente far eliminare tossine, e questo lo si ottiene soprattutto con composti chiamati "drenanti". Per "drenaggio", in omotossicologia, s’intende, infatti, l’eliminazione di tossine. Per Reckeweg la malattia è un tentativo di ristabilire l’omeostasi: l’organismo per difendersi utilizza la “grande difesa”, con la quale tenta di eliminare ciò che riconosce come estraneo. Essa si divide in: sistema reticolo endoteliale, meccanismo adenoipofisi-corteccia surrenale, sistema di riflesso neurale, funzione disintossicante del fegato, e azione disintossicante del tessuto connettivo. Da un certo punto di vista l’omotossicologia è più semplice dell’Omeopatia Unicista: non è necessario trovare subito il simillimum, in quanto nel composto vi sono svariati rimedi, e tra questi vi saranno probabilmente quelli adatti al caso se non è così significa che abbiamo proprio sbagliato tutto!). E’ come se l’omotossicologia usasse un fucile a pallini, mentre l’omeopatia un solo colpo di pistola, permettetemi il paragone. Un grande aiuto ci viene anche dalla tavola delle omotossicosi, cioè le principali patologie umane classificate a seconda delle fasi, a sinistra con patologie lievi (fasi umorali), a destra con quelle più gravi e croniche (fasi cellulari).
I farmaci omeopatici sono davvero tanti…
Anche nella terapia omotossicologica, però, dopo aver drenato per bene ed usato tutti i rimedi del caso, alla fine se si vogliono ottenere risultati davvero duraturi occorre andare al nocciolo del problema e "colpire al cuore” con un rimedio unico ad alta potenza (questo almeno nelle malattie croniche, nell’acuto basta la semplice terapia omotossicologica). Il problema perciò si rimanda solo nel tempo, la terapia di fondo occorre in ogni modo farla… Ed ecco che, se vi sono difficoltà, possono venire in aiuto i nostri "piccoli amici" di Bach. Con un tale armamentario terapeutico sembra strano cercare altri rimedi, però i nostri amati fiori hanno una dote unica: la semplicità… Trovare il cocktail di fiori adatti è senz’altro più semplice e facile, considerando che Bach stesso consigliava ai pazienti di autocurarsi, per lo meno per i problemi meno gravi. Anche un omotossicologo non espertissimo nel rimedio unico può quindi usarli tranquillamente, sicuro di fare comunque una terapia di fondo ed evitando (o per lo meno rimandando) di trovare il simillimum. C’è da dire inoltre che il rimedio omeopatico ad alta potenza (per agire sul mentale), se non appropriato, può creare delle perturbazioni che non si hanno con i fiori (se non sono quelli giusti tutt’al più non hanno effetto…). Inoltre non esiste alcuna incompatibilità tra fiori e omeopatici, per cui possono essere usati tranquillamente insieme sfruttando anzi il loro sinergismo. Insomma sembrano fatti proprio per aiutare l’omotossicologo nei momenti di difficoltà.
Dr. Silvano Zanghi, medico omeopatico, floriterapeuta. E-mail: fnfnza@tin.it
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