Intervista al Dr. Giacomo Mangiaracina sul giornale "Il Manifesto", del 2 marzo 2003

Per contattare l'esperto floriterapeuta scrivi a gimenez@libero.it risponde LILIANA GIMENEZ HAAS

 

Chi accende una sigaretta aspira, oltre alla temibile nicotina, anche un pezzo sporco di globalizzazione. Perché dietro la sigaretta ci sono cultura, politica e economia legate indissolubilmente e non sempre in modo chiaro. Ne è convinto il dottor Giacomo Mangiaracina, presidente della Società italiana di Tabaccologia (Sitab) e coordinatore area tabagismo della Lega italiana per la lotta contro i tumori, che ha dedicato la sua vita allo studio della patologia della dipendenza da tabacco, ma non vuole essere definito un «proibizionista».
 
«Evidentemente chi fuma ha le sue ragioni per farlo, il fatto è rendersi conto degli ostacoli che impediscono di prendere coscienza delle mille buone ragioni per non fumare».

Vuole dire che c'è una sorta di «lotta per la visibilità» tra multinazionali del tabacco e medici anti-fumo? Ma lo sanno tutti che fumare fa male

E invece la pubblicità è un punto nevralgico: ci pensi un attimo. Se ogni anno nel mondo muoiono 4 milioni di fumatori (90 mila in Italia) c'è bisogno di un ricambio continuo. E se negli anni '20 l'obiettivo era conquistare il mercato femminile, dagli anni '50 il target sono diventati i giovani. Da allora spopolano quelli che chiamiamo i «fattoni animati»: supereroi che hanno bisogno di supersostanze per essere invincibili. Popeye, o Asterix, per fare gli esempi più noti. Oggi il target è ancora più giovane: ormai le multinazionali puntano sulla fascia di età tra i 4 e gli 8 anni.

Il fatto è che sembra tutto inefficace, neanche l'aumento dei prezzi funziona...?

Oltre un certo limite può essere addirittura pericoloso, perché incentiva il contrabbando. Uno scandalo, quello del contrabbando, di cui non si parla, perché alimenta alcune economie... eppure è noto chi c'è dietro tale fenomeno, cioè le solite multinazionali. Altrimenti i contrabbandieri da chi lo comprano il tabacco?

Ma neanche il proibizionismo tout court può essere una risposta...

E chi ha parlato di proibizionismo? La questione è innanzitutto culturale, e in Italia è evidente. Pensi che la legge 584 del '75, quella che ha vietato di fumare nei cinema, nei mezzi pubblici, negli ospedali e nelle scuole ha funzionato per quanto riguarda cinema e tram. Mentre continuiamo a fumare negli ospedali.

Interessante, e perché?

Beh, forse perché abbiamo il 40% dei medici italiani che fuma, contro una popolazione di fumatori del 25%. Questi sono dati veri e preoccupanti che dimostrano quanto sia urgente una vera e seria politica antifumo
 
Beh, in effetti, a vedere i medici fumare si pensa che in fondo non fa così male.. E poi con tutto l'inquinamento che c'è in giro...

Sono miti da sfatare. Studi importanti hanno dimostrato come, accendendo una sigaretta in una stanza, la concentrazione di polveri sottili nell'ambiente raggiunge valori-picco tra i 100 e i 200 microgrammi per metro cubo. La soglia per chiudere i centri storici è di 75 microgrammi. Insomma, conviene andare a fare jogging in mezzo al traffico piuttosto che accendersi una sigaretta.

Ma allora perché si fuma sempre di più?

Perché nessun governo spende 75 milioni di dollari per prevenire, mentre la Philip Morris li spende eccome per propagandare il marchio Marlboro. In Italia si è cominciato a parlare seriamente di lotta al fumo solo con Veronesi, ma bisogna ancora capire che la vera strategia vincente è la prevenzione e non la semplice lotta per chi fuma già. Purtroppo la dipendenza da sigarette è più alta che per l'alcol, è già difficile disattivare il meccanismo in chi ha 19 anni, figurarsi più in là. E su come agisca la nicotina nel cervello, su come le multinazionali sapessero ben prima che la scienza acquisisse i dati, e su come hanno studiato per far sì che l'addittività aumentasse introducendo ammoniaca e cacao, è un'altra lunga storia...

CINZIA GUBBINI - Roma