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Non è
facile accettare un disagio quando
viene a bussare alla porta della
nostra vita; su qualunque piano si
manifesti non lo accogliamo ma
cerchiamo di respingerlo
rimandandolo al mittente, nemico
inopportuno e fastidioso che mina
l'equilibrio a fatica conquistato.
Non è più tempo di rimanere
nell'ignoranza, il mittente siamo
noi stessi ed è, questo, un concetto
basilare che troppo a lungo abbiamo
finto di ignorare; ma come potremmo
continuare a farlo in questo momento
storico in cui stiamo finalmente
vivendo un processo di
chiarificazione e d'attivazione
energetica e ci è richiesta la
comprensione del nostro progetto e
del nostro potere?
Una malattia, un'emozione che non ci
lascia dormire sereni, un pensiero
inopportuno ed ossessivo, un momento
di passaggio, una difficoltà che
pare senza via d'uscita, sono tutti
disagi che ben conosciamo e che ci
sono venuti a trovare più volte
nella nostra esistenza.
Li abbiamo chiamati nemici, draghi,
mostri e abbiano sempre cercato di
liberarcene, non riuscendo pertanto
a coglierne la fertilità che, come
doni, portavano con sé;
difficilmente abbiamo colloquiato
con loro, per coglierne il messaggio
profondo per la nostra vita.
I sintomi fisici sono spesso i più
semplici da addormentare, la
farmacopea è una bacchetta magica
che istantaneamente ci fa credere di
avere risolto il problema, quelli
emotivi sono rospi più difficili da
digerire e trasformare ma anche in
questo caso le pilloline della
felicità ci fanno l'occhiolino da
ogni angolo del pianeta.
Assumere calmanti ed antidepressivi,
dipendere da sostanze o relazioni,
annegare emozioni e pensieri in una
superattività che ci catapulta fuori
di noi, dove riusciamo a non
"sentire" più niente, è un
collaudato sistema per raccontarcela
su e sopravvivere "fino alla
prossima volta".
Un disagio ha una sua funzione ben
precisa, non è un errore del nostro
corpo fisico né dei nostri corpi
sottili ma è un messaggero che
vorrebbe assolvere il suo compito,
se non fossimo noi stessi a metterci
continuamente i bastoni tra le
ruote.
Nel corso della nostra vita noi
spargiamo frammenti di coscienza
lungo la linea Spazio Temporale e li
congeliamo lasciandoli magari per
anni a depositare ai nostri vari
livelli, non rendendoci conto che
quello che sentiamo nei nostri corpi
è il continuo richiamo di questi
blocchi energetici dei quali ci
siamo dimenticati ma che, nonostante
questo, continuano a mandarci i loro
richiami.
Siamo meravigliosi esseri
multidimensionali e il nostro corpo
fisico è solo il terminale denso che
ci collega alla realtà fisica,
permettendoci di percepire,
attraverso il dolore o il
malfunzionamento d'organi e
apparati, gli squilibri nati ad
altri livelli. Quello della malattia
è un viaggio a cascata che, partendo
dai livelli più alti, si propaga nei
nostri vari corpi, senza escluderne
nessuno perché, si sa, la natura non
ammette salti.
E così il nostro Corpo Causale che
ci consente di attingere alla nostra
matrice spirituale e di cogliere la
nostra verità, si avvale di tanti
messaggeri man mano che il messaggio
scivola lungo i nostri vari livelli:
non sempre è compreso a dovere dal
Corpo Mentale, connesso con
l'attività della mente come funzione
superiore dell'Anima e non si
incanala in modo costruttivo nelle
Forme Pensiero che, invece di
farsene portavoce e di accompagnare
costruttivamente una nostra virata,
si ostinano a rimanere agganciate ad
un'energia pesante che condiziona il
modo di vedere noi stessi, gli altri
e la vita nella sua interezza.
Il pensiero non corretto crea
disarmonia nelle cellule e negli
organi: se il mentale è "sporcato"
da paura, rabbia e altre emozioni
disarmonizzanti, questa disarmonia
andrà a perturbare il nostro
equilibrio fisico. Il mentale
inferiore è la sede dei processi
relativi al senso comune, alla
ragione, alla logica, quello
superiore è il luogo delle
intuizioni, della creatività.
E' noto che il nostro cervello è
formato da due emisferi, quello
sinistro che governa la parte destra
del corpo, quello razionale, sede
della logica e della parola e quello
destro, che governa la parte
sinistra del corpo, sede della
emozione, della intuizione, della
creatività. Il cervello sinistro è
maggiormente collegato ai corpi
mentali, quello destro ai corpi
astrali.
Se il messaggio del Sé non è
adeguatamente compreso dal Corpo
mentale che, come già ho scritto, si
inventa mille modi per
"raccontarsela su", cerca
comprensione precipitando ancora nel
Corpo Astrale, veicolo delle
emozioni e dei sentimenti , il piano
delle dualità, del desiderio, della
Paura, dell'illusione che spesso si
trasforma in "campo di battaglia",
rendendoci sordi a quanto il nostro
Sé sta cercando di raccontarci e
tradendo così il suo ruolo di "campo
di servizio", così prezioso per la
nostra evoluzione.
Le emozioni sono forze che e-movono,
che cioè incanalano, spingono le
energie fuori e dentro l'uomo, al
movimento e all'azione oppure al
blocco e al ristagno, modificando
l'equilibrio generale
dell'organismo.
Alcune emozioni aumentano la
quantità di ioni positivi nel corpo,
acidificandolo: sto parlando della
paura, ad esempio, o dello stress e
della rabbia che aggravano ulcere,
reumatismo, artrite, cancro. Altre,
invece, hanno azione alcalina e
attivano squilibri come allergie,
asma bronchiale eccetera.
Ma sappiamo bene che le positive
armonizzano e aiutano nella
guarigione o nel mantenimento dello
stato di salute se da un lato il
corpo astrale è la sede delle
emozioni più "naturali" e
primordiali, quelle anche legate al
nostro inconscio, e delle sensazioni
più immediate, dall'altro è anche il
serbatoio che, nella sua veste di
corpo astrale superiore, ci connette
con emozioni più elevate, quali la
compassione, la pace, la gioia, la
sensibilità, e con sensazioni più
elevate come la percezione
dell'armonia, della bellezza, della
sensitività.
Se, come già ho scritto, usiamo il
nostro Corpo Astrale come campo di
battaglia e non come campo di
servizio, il messaggio ignorato o
mal compreso precipita nel Corpo
Eterico, cioè nel campo energetico
umano e da lì è già Malattia nel
Corpo Fisico.
Questo avviene perché tra Spirito e
Materia, tra Sé e corpo fisico, non
vi è scissione ma soltanto una
differente gradualità di livello
vibratorio e tutti i nostri veicoli
o corpi sono campi d'energia che
comunicano tra loro e sono in
continuo movimento, ma l'uomo non ne
è consapevole fintantoché si
identifica con la Personalità e
polarizza la sua attenzione sul
corpo fisico, dimenticando la sua
vera identità.
E' questo oblio il vero errore, e
non il disagio o la malattia da cui
cerchiamo costantemente di fuggire,
tradendo o ignorando la voce del
nostro Sé, quella parte che sa quale
è il nostro compito in questa
esistenza la cui voce, sola, può
riportarci a Casa.
E' importante, pertanto, un
approccio olistico alla malattia ed
è molto sterile, invece, limitarci
ad un approccio sintomatico,
cercando di abbattere la punta di un
iceberg ed ignorandone il resto del
corpo sott'acqua, proprio perché la
Malattia non è un errore ma un
oracolo dalla saggezza profonda e
trasformativi.
Il linguaggio della Psicosomatica ci
aiuta a distinguere il Significato,
puramente sintomatico, dal Senso
della Malattia, quello che rende il
mal di pancia di Paolo diverso da
quello di Lucia: solo ascoltando
fino in fondo il loro mal di pancia
sia l'uno che l'altro potranno
trovare le indicazioni per
proseguire in armonia nel viaggio
della loro esistenza.
Il supermarket della Guarigione non
esiste, è soltanto una panacea
effimera che può al massimo
rimandare la soluzione del problema
ed avviare quel processo di
vicariazione che spinge il messaggio
a migrare d'organo in organo o di
sintomo in sintomo, potenziando la
sua energia e la sua forza, cercando
di farsi sentire e di superare la
nostra sordità.
E la Psicosomatica ci insegna a
spostarci dal Pensiero Razionale,
avvezzo ad una visione di
Significato della Malattia, uguale
per tutte le persone con gli stessi
sintomi, a quello Analogico, capace
di intuire il Senso proprio d'ogni
disagio in ogni momento, per ogni
persona.
Ad una persona quella stessa
malattia potrebbe voler suggerire il
bisogno di lavorare sulla sua
aggressività, ad un altro la
necessità di lasciare andare il
controllo, ad un altro ancora la
paura di restare solo o la
stanchezza d'avere responsabilità
che non vuole più sostenere. A che
servirebbe, pertanto, addormentare i
sintomi di quella malattia e
trattarli per ognuno allo stesso
modo!
Termino ricordando che nella radice
della parola Malattia abbiamo due
fonemi, Ma (Madre) e Lat (Latte):
che cosa di meglio del Latte Materno
per alimentare il neonato e aiutarlo
a crescere lungo la via della sua
esistenza? Alimento e nutrimento,
allora, la Malattia: altro che
Errore! |
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