Fondamenti di psicanalisi freudiana
di Leonella Cardarelli
Medico
austriaco, S. Freud (1856-1939), le cui ricerche raggiunsero il
massimo della fertilità negli anni venti, fu il fondatore della
psicanalisi. C’è da dire e da precisare, però, che l’inconscio non è
nato con Freud ma fu grazie a lui che si scoprì la sua importanza e
la sua influenza collaterale nella vita quotidiana di ognuno di noi.
Per quanto Freud sia stato, negli anni, criticato ed accusato di
maschilismo, pansessualismo e dogmatismo dobbiamo riconoscere che
senza di lui oggi non potremmo godere delle scoperte della
psicanalisi: lui fu il primo ad occuparsi di sessualità infantile e
a scoprire l’esistenza di violenze sessuali giacenti nell’inconscio.
Ovviamente tutte le critiche mosse a Freud vanno tenute in
considerazione ma non si deve neanche commettere l’errore di
cestinare tutti gli studi freudiani accusandoli di pansessualismo.
Non esiste una teoria che non venga criticata: lo stesso Jung, ad
esempio, che spesso e volentieri viene “preferito” a Freud, fu
tacciato di aver trascurato i fattori connessi con lo sviluppo e la
psicologia infantile in generale.[1] D’altronde nessuno ha la verità
“in tasca” e ognuno di noi è libero di crearsi una sua idea
personale: gli studiosi sono pur sempre esseri umani con i propri
limiti.
Freud iniziò a studiare l’inconscio partendo dagli studi
sull’isteria e a tutt’oggi la psichiatria occidentale poggia le sue
basi sulle teorie freudiane. Prima della scoperta dell’inconscio si
riteneva che i problemi mentali fossero esclusivamente di matrice
organica; successivamente Freud scoprì che la rimozione continua ad
agire e ad operare anche senza la nostra coscienza dando luogo a
comportamenti che sfociano poi in disturbi e malesseri vari.
Come già sappiamo, lo psicanalista austriaco conferiva una larga
importanza alla sessualità, tant’è che anche quando interpretava i
sogni, tendeva ad interpretarli in chiave sessuale. Per lui, quindi,
erano soprattutto le pulsioni sessuali rimosse a giacere
nell’inconscio e a influenzare la nostra vita.
La psicanalisi quindi va a scavare nell’inconscio arrivando alla
radice più profonda dei problemi.[2]
Secondo Freud la personalità umana si suddivide in tre settori:
- Es: per es si intende l’istinto, l’impulso, il piacere in generale
che per Freud è di tipo sessuale;
- Io: è la parte cosciente della personalità, è ciò che noi
mostriamo al mondo e di cui siamo consapevoli;
- Super-io: è il giudice, la guida, è la parte di noi che ci dice se
stiamo agendo in modo giusto o sbagliato, è la parte di noi che ci
ricorda dei nostri obblighi e dei nostri doveri. E’ la coscienza. Il
super-io può essere sano o patologico, vale a dire che un Super io
eccessivamente rigido (come ad es. quello del fiore Rock Water o di
Cherry Plum) non è sano perché reprime parti vitali della
personalità che andrebbero espresse ed agite.
Per Freud esistono due tipi di energia: la vita e la morte.
L’energia vitale lui la chiama eros (libido) ed è intesa come
energia sessuale; l’energia di morte la chiama thanatos ed è intesa
come energia distruttiva (violenza).
Es, Io e Super-io possono agire in modo armonioso per il benessere
della persona ma purtroppo il più delle volte queste tre istanze
sono in conflitto tra di loro (in particolare Es e Super-io: un
esempio calzante è il fiore Rock Water in cui abbiamo un super-io
dominante che fa fatica a far vivere l’Es, cioè il soggetto non
riesce ad abbandonarsi al piacere).
Quando
un’esperienza è troppo forte per essere accettata dalla coscienza
essa viene relegata nell’inconscio: questa è la rimozione. Il nostro
inconscio, per proteggerci, tiene nascoste dentro di sé tutto le
esperienze che noi non riusciremmo mai ad accettare. Quindi se io ho
subito una violenza sessuale a tre anni molto probabilmente l’ho
rimossa ma ne porterei ancora le conseguenze (che potrebbero essere,
ad esempio, l’odio per gli uomini, difficoltà sessuali con gli
uomini ecc.).
Con Jung il concetto di rimozione si è ampliato: l’inconscio non
contiene solo esperienze traumatiche ma anche potenzialità e
caratteristiche che non si sono potute sviluppare perché non
accettate dall’ambiente circostante (creatività artistica,
omosessualità ecc.).
Gli strumenti di cui Freud si serviva per studiare l’inconscio dei
suoi pazienti sono l’ipnosi, a tutt’oggi praticata, la libera
associazione di idee e l’interpretazione dei sogni.
Anche i lapsus erano molto tenuti in considerazione perché secondo
lo psicanalista austriaco se io dimentico il nome di una persona o
dimentico qualcosa in particolare è perché inconsciamente provo
rabbia o risentimento verso l’individuo di cui ho dimenticato il
nome o se, ad esempio, dimentico di prendere il treno vuol dire che
non desideravo effettuare quel viaggio.
La psicanalisi pur essendo partita con Freud si è poi allargata
grazie agli studi di C.G. Jung, di A. Adler, di E. Fromm, di A.
Maslow, A. Sutich ecc. Da Freud si distaccarono i suoi due allievi
Adler e Jung poiché ritenevano che la sessualità non fosse l’unica
responsabile della nevrosi: Adler era convinto che le nevrosi
potevano presentarsi anche a causa di problematiche di tipo sociale
e fondò con tale premessa la psicologia individuale; Jung, dal suo
canto, sosteneva che la sessualità fosse solo una manifestazione
dell’energia dell’individuo e per riflesso preferiva parlare di
energia piuttosto che di sessualità, fondando la psicologia
analitica, basata sui concetti di archetipo e di inconscio
collettivo. Maslow e Sutich si dedicarono, negli anni cinquanta,
alla psicologia umanistica e transpersonale, Fromm svolse
interessanti studi sull’amore e sulla religione.[3]
IL COMPLESSO DI EDIPO, IL COMPLESSO DI ELETTRA E LA SESSUALITA’
INFANTILE
Possiamo affermare che il complesso di Edipo sia il perno
dell’intera psicologia freudiana.
La psicoanalisi freudiana si basa su tre pilastri: infantilismo[4],
sessualità e rimozione e nasce dagli studi sull’isteria. Freud
ritiene che alla base di ogni conflitto interiore vi sia una
pulsione sessuale o un desiderio represso che potrebbe
potenzialmente determinare nevrosi[5] o isteria; la terapia, che si
serviva dapprima dell’ipnosi e poi delle libere associazioni di
idee[6] consisterebbe quindi nel rendere coscienti queste
reminescenze, prevenendo eventuali disturbi futuri.
La nostra mente e la nostra vita in generale è quindi perennemente
condizionata dall’inconscio, il quale contiene sia residui degli
eventi della nostra prima infanzia che gli istinti; entrambe le
componenti rendono l’inconscio, secondo Freud, pregno di sessualità.
Da ciò si evince che la famiglia del bambino riveste un’importanza
centrale nel suo sviluppo psichico e sessuale perché nella prima
infanzia il fanciullo è totalmente dipendente dai genitori o da chi
ne fa le veci. Non a caso M. Bonaparte, psicanalista freudiana,
sostiene che l’uomo, prima di appartenere a un gruppo, appartiene
alla famiglia e parla di uomo come “animale familiare”.[7] In Tre
saggi sulla sessualità (1905) Freud tenta di dimostrare che sia
l’amore sessuale che l’affetto (che lui chiama amore non sessuale)
per i genitori hanno la medesima origine, vale a dire che l’affetto
verso i genitori sarebbe una fissazione infantile della libido.[8]
Conseguentemente, l’eccessivo affetto dei genitori potrebbe far sì
che nel bambino si svegli precocemente (cioè prima della pubertà)
l’istinto sessuale.[9] In quel caso per il bambino sarebbe semplice
scegliere come oggetti sessuali i suoi genitori, mentre se questa
scelta verrà rinviata a un’età più matura il bambino avrà modo di
erigere la barriera dell’incesto e anche se dovesse avere idee e
fantasie incestuose tenderà a ripudiarle e contemporaneamente si
distaccherà dall’autorità dei genitori. Il distacco dalla famiglia
sarebbe quindi anche un modo per non manifestare i propri desideri
edipici ma questa separazione (che in realtà più che una separazione
fisica è da intendersi a livello emotivo e mentale) non sempre si
verifica e in chi non avviene accade che l’affetto verrà rivolto
abbondantemente verso il padre e la madre anche oltre la pubertà.
L’influenza del clima familiare e della sua importanza nella
formazione dello sviluppo del fanciullo lo ritroviamo anche in un
saggio della psicanalista M. Klein, Sull’identificazione, contenuto
in Nuove vie della psicoanalisi (1966).
Freud
credeva molto, infatti, nell’esistenza di una sessualità infantile
che si evolve poi nella sessualità adulta: la sua teoria ritiene che
tra i tre e i cinque anni sorge, sia nel bambino che nella bambina,
la fase fallica,[10] così chiamata perché il bambino scopre di avere
il pene e si accorge che manipolandolo prova piacere; la bambina
scopre di non possederlo e sviluppa, secondo Freud, l’invidia del
pene. Sia nei maschi che nelle femmine sorge il complesso di
castrazione: il maschio ha paura di essere evirato e la femmina ha
la sensazione di essere già stata castrata. L’invidia del pene fu
teorizzata da Freud in Tre saggi sulla sessualità (1905)[11]: lui
ritiene che la figlia femmina si sentirebbe incompleta e avrebbe il
desiderio di possedere essa stessa il fallo, considerandolo simbolo
di potere; così attribuisce alla madre la colpa della mancanza
dell’attributo maschile e sperimenta una rivalità verso di lei.[12]
Successivamente comparirebbe il cosiddetto periodo di latenza,
durante il quale la sessualità del bambino viene inibita mentre
nasce il senso del pudore e della morale. Questa è una fase secondo
me molto importante perché è soprattutto raccogliendo i
condizionamenti della società che noi ci costruiamo una nostra
identità sessuale, rimuovendo e ripudiando determinate parti di noi,
inaccettate.
Con la pubertà la libido si risveglia con una forza maggiore,
riattivando i residui del complesso edipico. Il periodo di latenza,
sommato alla spinta della pubertà, dà come risultato la sessualità
adulta dell’individuo.
L’invidia del pene in realtà è presente anche nel maschio nel
momento in cui questi si rende conto che il suo fallo è più piccolo
di quello del padre. E’ intorno ai tre anni[13] che sorgono il
complesso di Edipo – nel maschio - e di Elettra – nella femmina.
Tali complessi sono il perno della psicoanalisi freudiana poiché
Freud aveva rinvenuto al centro dello psichismo inconscio di ognuno
di noi, le tracce del complesso edipico.
Secondo lo psicanalista austriaco il primo desiderio sessuale del
fanciullo è la madre e questa attrazione provoca rivalità verso il
padre.[14] Il padre viene assunto come antagonista poiché è il
maschio più vicino, così come la madre viene assunta come oggetto
d’amore perché è la donna più vicina.[15] Il bambino desidera
eliminare il padre per avere su di sé tutte le attenzioni della
madre ma si rende conto che il padre è più forte e teme di essere
metaforicamente evirato da lui. Così, per superare questa paura,
cerca di identificarsi col padre stesso. Intorno ai sei anni il
complesso viene superato e in chi non sparisce si sviluppa, per
Freud, una nevrosi o comunque dei comportamenti che potrebbero
causare problemi in età adulta: sembra, infatti, che i bambini che
non superano il complesso di Edipo tendano a cercare donne mature,
vedendo in esse un riflesso della madre o, in certi casi, come ci
informa la pediatra D. Sannicandro, abbiano la tendenza ad
identificarsi eccessivamente con il padre innamorandosi di lui e
sviluppando odio verso la madre.
Il complesso di Edipo va e deve essere superato. La sua elaborazione
in senso positivo consiste in un palese desiderio metaforico di
morte del rivale in amore, cioè morte del padre per il maschio e
morte della madre per la femmina […].
Qualche volta, però, il complesso di Edipo si risolve in modo
negativo, cioè vi è un capovolgimento, ossia il bambino si innamora
del genitore dello stesso sesso e prova odio e gelosia per il
genitore di sesso opposto. Questo comporta importanti forme di
nevrosi strutturando la personalità in modo distorto e poco
autonomo. [16]
Ad ogni modo io credo, personalmente, che le tendenze omosessuali
non siano mai provocate da qualcosa: un mancato superamento del
complesso edipico o un trauma possono accentuare un rapporto
negativo con il sesso opposto (evidenziando fortemente la componente
omosessuale) ma secondo me nessun trauma e nessun mancato
superamento di qualcosa possono far nascere una tendenza che già non
esisteva di base. D’altronde è abbastanza risaputo e dimostrato (e
ben argomentato da M. Mieli) che si nasce bisessuali e che si è
portati, per motivazioni “morali e sociali” a scegliere la via
monosessuale che il più delle volte corrisponde
all’eterosessualità.[17] Inoltre sembrerebbe che il complesso di
Edipo, in virtù della nostra bisessualità di base, sia
contemporaneamente sia positivo che negativo (“ribaltato”) vale a
dire che il bambino proverebbe attrazione per entrambi i genitori.
Ed è proprio la psicanalisi ad affermare ciò.[18]
Nel
mito di Elettra si manifesta un cattivo rapporto con il femminile
(in particolar modo con la madre) e una sorta di alleanza con il
maschile; così C. G. Jung chiamò complesso di Elettra la situazione
in cui la bambina prova attrazione per il padre e desidera le sue
attenzioni, diventando rivale della madre e coltivando l’inconscio
desiderio di ucciderla. La bambina sperimenta in prima istanza un
attaccamento verso la madre ma nell’ultima fase prova il desiderio
di possedere il pene e volendo colmare tale mancanza si sente
attratta dal padre, desiderando di sostituirsi alla madre. Inizia
così un gioco di imitazione: la bambina imita i comportamenti della
madre volendo truccarsi e vestirsi come lei, cercando di piacere al
padre e sognando di sposarsi con lui. In questa fase quindi, la
bambina pur provando rancore per la madre inizia a identificarsi con
lei scoprendo così la propria “identità femminile” (questo succede
anche nel bambino, nei confronti del genitore opposto, ovviamente).
La non risoluzione in età infantile di questo complesso porterebbe a
cercare, da adulte, partner maturi in modo ossessivo, un partner con
caratteristiche simili a quelle del proprio genitore: il padre
infatti viene visto come l’uomo perfetto e inconsciamente si cerca
un partner il più possibile somigliante a lui. Sembra che questo
bisogno di essere protette da un uomo possa derivare dal fatto che
il padre abbia trasmesso eccessiva protezione alla figlia cosicché
lei, in età adulta, non potendo più essere protetta da suo padre
cercherà quella protezione in un altro uomo sviluppando rapporti
sentimentali di dipendenza e continua insoddisfazione: nessun uomo
sarà mai all’altezza di sostituire il padre e la donna accuserà
sempre il suo partner di non essere mai “abbastanza”. Parallelamente
può sorgere un cattivo rapporto con il femminile, vale a dire che
chi non supera il complesso tenderà sempre a vedere le donne come
soggetti di cui non fidarsi (il fatto che “la madre le ha evirate” e
la madre di Elettra uccise il marito per stare con Egisto possono
essere visti come tipici esempi di inaffidabilità) o potrebbe
manifestarsi un eccessivo attaccamento alla madre, ad ogni modo un
rapporto poco sano con essa: o di eccessiva dipendenza, o di
rancore, o entrambi gli atteggiamenti. Ovviamente, così come il
complesso edipico, anche il complesso di Elettra può svilupparsi in
modo “ribaltato” cioè la bambina potrebbe identificarsi
eccessivamente con la madre innamorandosi di lei e odiare il padre
in età infantile, vedendolo come rivale e tentando di sostituirsi a
lui (soprattutto se questi è assente), per poi sviluppare in età
adulta un rancore verso la madre stessa, come abbiamo accennato.[19]
Il complesso di Elettra si risolverà quando la bambina, cresciuta,
troverà in un ragazzo le caratteristiche ideali ma può esserci anche
un altro risvolto della medaglia: se la bambina, per qualsiasi
motivo, rifiuterà suo padre essa molto probabilmente rifiuterà gli
uomini in generale.
RIFLESSIONE CRITICA SULLA PSICANALISI FREUDIANA
Questa appena esposta è la teoria freudiana, esposta negli anni
venti, in piena epoca vittoriana e in una società patriarcale. Oggi
come oggi, sebbene la teoria freudiana sia alla base della
psichiatria, della psicanalisi e della psicodinamica dobbiamo avere
il coraggio di ammettere che queste teorie, nella società odierna,
risultano incomplete: Freud, essendo figlio del suo tempo, fa
riferimento ad una famiglia eterosessuale ma noi oggi sappiamo che
in molti paesi del mondo anche le coppie omosessuali possono
crescere ed adottare figli[20] e mi chiedo in quale maniera il
complesso di Edipo e di Elettra possano svilupparsi in bambini in
cui il padre e la madre siano dello stesso sesso: una bambina
cresciuta da donne svilupperà l’invidia del pene? Un bambino
cresciuto da due uomini svilupperà il complesso di Edipo? Il
complesso di Edipo è realmente universale o vale solo per le
famiglie eterosessuali ed occidentali? Come antropologa trovo lecito
pormi (e porre) queste domande. Inoltre vorrei anche evidenziare che
oggi ci stiamo dirigendo verso una società androgina dove la
distinzione tra i generi maschile e femminile è molto sfumata: la
bambina, secondo Freud, si identifica con la madre scoprendo
attraverso di lei di essere una “femmina”, idem per il bambino che
scopre di essere uomo attraverso il padre. Ma il confine tra
maschile e femminile è davvero così rigido? La complessa società di
oggi sembra rispondere “no”.
[1] Cfr. GLOVER, E. (1950), Freud o Jung?, Milano, Sugarco, pp. 29,
35.
[2] Tuttavia conoscere la causa del problema non ne determina
necessariamente il superamento.
[3] A differenza di Freud, che parlò solo di sesso e mai di amore.
[4] Per infantilismo si intende “una cristallizzazione affettiva o
emotiva nel passato che impedisce l’evolversi psicologico del
soggetto” Cit. DACO, P. (1982), Che cos’è la psicologia, p. 92. Si
tratta quindi di un atteggiamento infantile (perché derivante
dall’infanzia) che non è mai stato superato.
[5] Secondo Freud sono necessari due traumi (e non uno solo) per
causare una nevrosi.
[6] Freud definisce la psicoanalisi un procedimento medico che si
propone di curare alcuni disturbi nervosi (nevrosi) mediante una
tecnica psicologia. Cfr. FREUD, S. (1974), L’interesse per la
psicoanalisi e altri scritti, Torino, Boringhieri, p. 31. I disturbi
curabili con la terapia psicanalitica sono ad esempio le
convulsioni, gli atteggiamenti ossessivo-compulsivi, la nevrosi
ossessiva e tutto ciò che riguarda l’isteria e la nevrosi. La
tecnica delle associazioni libere è molto utilizzata nel caso dei
lapsus o atti mancati: secondo Freud non si tratta di distrazioni
bensì di desideri repressi, ad esempio sbagliare a prendere un treno
indica che non si vuole realmente andare nel luogo scelto ma nel
luogo in cui, per sbaglio, ci si è diretti; dimenticare il nome di
una persona rivela antipatia nei suoi confronti ecc. Per Freud gli
atti mancati dimostrano l’attendibilità della psicologia analitica.
Egli inoltre attribuiva un’importanza fondamentale ai sogni, che
considerava come la manifestazione di un desiderio («un sogno è
l’appagamento mascherato di un desiderio rimosso»).
[7] BONAPARTE, M. (1971), Psicanalisi e antropologia, Bologna,
Guaraldi, p. 14.
[8] Cfr. FREUD, S. (1960), Tre saggi sulla sessualità, Milano,
Mondadori (edizione originale 1905, Drei Abhandlungen zur
Sexualtheorie), p. 134.
[9] In realtà l’istinto sessuale sembra nascere già dai primissimi
mesi di vita. “La maggior parte degli psicanalisti riconosce
manifestazioni sessuali già nei primissimi mesi e nei primi anni di
vita ed elenca tappe evolutive di tendenze più o meno coscienti che
si possono riassumere nello schema:
autoerotismo-omosessualità-eterosessualità. Ma questa evoluzione non
è naturale: essa riflette l’influenza repressiva dell’ambiente
socio-familiare del bambino […].”Cit. MIELI, M. (1977), Elementi di
critica omosessuale, Torino, Einaudi, p. 7.
[10] Freud distingue tre fasi: fase orale, dalla nascita ai due anni
circa, periodo in cui il piacere del bambino è localizzato nella
bocca (allattamento); fase anale, fino a tre anni, in cui il bambino
acquisisce il controllo delle funzioni sfinteriche; fase fallica,
dai tre ai cinque anni, in cui compare il complesso di Edipo.
Superato il complesso di Edipo si presenterebbe un periodo di
latenza in cui le pulsioni sessuali vengono rimosse per poi
riapparire nella pubertà (stadio genitale).
[11] Sul complesso di castrazione e l’invidia del pene cfr. FREUD,
S. (1960), p. 68. Per un’analisi critica di tale argomento cfr.
MIELI, M. Op. cit., pp. 42-52.
[12] Il complesso di Elettra è in stretta connessione con il
complesso di Diana: nel complesso di Diana la donna desidera gli
attributi maschili ed ha un comportamento molto virile. Il mito
greco narra che Diana, figlia di Giove e Latona, era vergine, non
era destinata al matrimonio (alcune versioni sostengono che fu lei
stessa ad opporsi al matrimonio) e si dedicava solo alla caccia. Le
frecce utilizzate per la caccia sono state viste come simbolo
fallico.
[13] La maggior parte delle fonti da me consultate sostengono che il
complesso edipico si presenti a tre anni per poi sparire a sei anni.
Tuttavia la Bonaparte ci fornisce una tempistica differente: lei
dice che il complesso si manifesta a cinque anni. Cfr. BONAPARTE, M.
Op. cit., p. 15. Per M. Klein si manifesta addirittura dai sei ai
dodici mesi.
[14] Il legame del figlio verso la madre è qualcosa che va al di là
del semplice desiderio sessuale, è un legame d’amore infinito. Si
tende a vedere la madre come un “dio onnipotente” ma la madre è un
essere umano, non può reggere un paragone così forte, ecco perché si
soffre così tanto quando ci “tradisce”.
[15] Stando a questa teoria della “vicinanza” è ovvio, quindi, che
il ruolo del padre e della madre nel complesso di Edipo e di Elettra
può essere rivestito anche da altre persone, non necessariamente
dai genitori biologici.
[16] Cit. SANNICANDRO, D. Sviluppo affettivo e della sessualità
infantile in
http://www.noimamme.it/Cuccioli-istruzioni-per-l-uso/Sviluppo-affettivo-e-della-sessualita-infantile/Page-4.html
(u.c. il 3/10/11).
[17] Mieli riporta una teoria di George Groddeck secondo il quale
nessun individuo eterosessuale rimuove del tutto i propri desideri
omoerotici, semmai finge di averli rimossi: l’omosessualità può
essere quindi latente (quando, bene o male, riesce in qualche modo a
venir fuori perché sita nel preconscio) o rimossa (se si trova
nell’inconscio). In poche parole e come già si sa, siamo tutti
bisessuali e diventiamo “monosessuali” in seguito all’educastrazione
(repressione dei desideri omosessuali nell’infanzia). Nonostante ciò
la psicanalisi classica tende a vedere l’omosessualità come
un’inversione (Freud e Ferenczi), come il risultato di un complesso
di inferiorità (Adler) o come il risultato di una mancata
identificazione con il genitore dello stesso sesso (Fromm): la
psicanalisi cerca quindi di trovare la spiegazione
dell’omosessualità quando invece, semmai, dovrebbe cercare le
motivazioni dell’eterosessualità. Ad ogni modo Freud, pur parlando
di “inversione”, non considerò mai l’omosessualità una sindrome
patologica. Su questi temi cfr. MIELI, M. Op. cit., cap. I, in
particolare pp. 35-52.
[18] Cfr. MIELI, M. Op. cit., p.48.
[19] Lo stesso soggetto può attraversare varie fasi.
[20] Sulle famiglie composte da genitori omosessuali cfr. LALLI, C.
(2009), Buoni genitori. Storie di mamme e di papà gay, Milano, Il
Saggiatore. Il testo dimostra che l’orientamento sessuale dei
genitori è ininfluente ai fini della sana crescita di un bambino. |