Depressione bipolare, come trattarla in maniera naturale   

DEPRESSIONE MANIACALE: Un Tratamiento Alternativo
la testimonianza di Martha Sanbower

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 (risponde Liliana Gimenez Haas)

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Dieci anni fa, dopo una serie di episodi psicotici fui diagnosticata come “maniaco – depressiva” e mi fu detto che avrei dovuto prendere il litio per il resto della mia vita.
Avendo scelto di rifiutare questo trattamento farmacologico mi ritrovai invece su un sentiero di scoperta personale. E ciò che cominciò per me come una ribellione contro i trattamenti psichiatrici usuali, divenne un eccitante processo di apprendimento attraverso il quale imparai un nuovo modo di interpretare i miei sintomi e sviluppai spontaneamente dei metodi per curare me stessa.
Infernali esperienze di ospedalizzazione mi lasciarono con poca fiducia nei moderni trattamenti psichiatrici. Come paziente ero danneggiata dall’aiuto psichiatrico, chiusa in stanze vuote, trattata con terapia convulsivante e trattata con una miriade di altre maggiori o minori aggressioni. Contro il mio volere fui forzata a prendere farmaci che causavano molti effetti spiacevoli incluso parkinsonismo, fotofobia e sete eccessiva.
Sebbene la malattia maniaco depressiva sia considerata di origine biochimica, questo trattamento di approccio violento sembra spiegato con l’influenza freudiana; il selvaggio maniaco inconsapevole deve essere controllato e riportato alla sottomissione con farmaci e contenimenti.
Mentre il farmaco litio è il trattamento di scelta della maggioranza degli psichiatri, il meccanismo attraverso il quale questo farmaco sembra lavorare non è noto. Sebbene lodato come la panacea per la psicosi maniaco depressiva, il litio è una sostanza tossica e può causare una miriade di reazioni negative che vanno dalla diarrea alle convulsioni. Inoltre, mentre esso può smorzare le oscillazioni estreme, prendere il litio non è un assicurazione che le oscillazioni dell’umore cessino.
Soggettivamente, tutti i farmaci, compreso il litio, mi facevano sentire peggio. Mentre mi curavo sperimentavo difficoltà di concentrazione. In aggiunta il litio sembrava uccidere la mia creatività. E a livello emozionale mi sentivo intirizzita; sembrava che stessi guardando il mondo attraverso un vetro appannato al di fuori della portata di me stessa e del mio ambiente.
Poiché non mi veniva fornita la spiegazione che all’origine dei miei problemi c’era uno squilibrio chimico, non vedevo il motivo per cui prendere un farmaco; i farmaci mi causavano disagi e certamente non risolvevano i miei apparentemente opprimenti conflitti inconsci.
Quando il mio medico mi disse che non c’era niente che egli potesse fare per me se non avessi preso il litio, capii di essere da sola con questo problema. L’idea che sono responsabile della mia cura mi divenne chiara e nella sostanza divenni il medico di me stessa.
Cominciai con il chiedermi: che cosa significa l’etichetta maniaco depressivo e disordine bipolare? E scoprii che questa diagnosi è usata per descrivere sintomi che comprendono ampie fluttuazioni in ciò che generalmente viene definito umore. Mentre i cambiamenti d’umore possono portare dalle estreme vette della mania alle profondità di una depressione suicida, più moderati su e giù sono spesso diagnosticati come depressione maniacale.
Al momento gli psichiatri non sono ancora pervenuti ad una conclusione riguardo alle cause di questo problema. Mentre ci sono i restanti superstiti dell’influenza freudiana che affermano che la depressione maniacale sia causata da irrisolti conflitti inconsci, trovo che ora la maggior parte dei medici concordi sul fatto che questa sia una malattia causata da squilibri biochimici all’interno del corpo (Fieve, 1975).
Inizialmente inconsapevole degli aspetti chimici, cominciai il mio auto-trattamento concentrandomi sugli aspetti emozionali della mia vita. Presumendo che potessi trovare le cause emozionali della mia "follia", cominciai ad osservare le mie emozioni.
Attraverso un serrato automonitoraggio, presto scoprii che mentre raramente raggiungessi punti di psicosi maniacale o di depressione suicida, c’erano regolarmente leggeri cambiamenti nel mio umore. Sebbene non trovassi una chiara connessione tra eventi che mi rendevano felice o triste e il mio stato generale dell’umore, era invece evidente che gli stress emotivi (positivi e negativi) potevano accentuare i miei "su e giù".
Credendo ancora che la causa dei miei problemi risiedesse nelle misteriose oscurità del mio inconscio, entrai in psicoterapia per scendere più a fondo nella mia psiche. E sebbene imparai preziose cose su me stessa, le mie occasionali e radicali oscillazioni dell’umore divenivano persino di più un enigma, poiché scoprii che in generale sono una persona psicologicamente sana.
Nel corso degli anni trascorsi dal mio ricovero iniziale sviluppai una serie di problemi fisici apparentemente non correlati. Le varie diagnosi includevano coliti, ipoglicemia, allergie, ipotiroidismo, infezioni croniche e sindrome premestruale.
Dopo la nascita dei miei due bambini le mie condizioni fisiche peggiorarono sempre più; frequentemente periodi di fatica e di malattia mi lasciavano debilitata. Non volendo accettare l’etichetta di ipocondriaca cominciai a cercare indizi delle mie malattie fisiche che cominciavano a combaciare con i miei disturbi emozionali.
Cominciai a notare che non c’era una chiara separazione tra i miei umori e la mia salute fisica. Per esempio, tendevo ad avere alti e bassi più pronunciati durante la primavera e l’estate, quando più allergeni sono presenti nell’aria. E sperimentavo ogni mese una depressione premestruale ciclica. Notando che i miei alti e bassi sembravano correlati di più al livello energetico che all’umore, cominciai a pensare di avere oscillazioni di energia più che oscillazioni dell’umore.
Infine l’apprendimento della teoria biochimica rafforzò la mia convinzione sul legame tra il mio corpo e la mia mente.
Analizzando l’idea che la mania-depressione sia una malattia distinta come il morbillo, il cancro o la peste bubbonica, cominciai a prendere in considerazione la mia intera collezione di sintomi fisici ed emozionali come una parte di una più grande e interrelata “Gestalt”. I miei tentativi di capire queste relazioni mi condussero alle nuove idee nei campi dell’immunologia patologica e della ricerca sullo stress. Le scoperte che feci divennero intimamente connesse con l’auto trattamento dei miei sintomi maniaco depressivi.
Nel campo dell’ecologia clinica, una nuova branca dell’immunologia, trovai molti paralleli tra i miei sintomi e quelli delle malattie ambientali. Usando il termine allergia in senso lato per significare qualsiasi reazione patologica a qualsiasi sostanza con cui si venga a contatto, il dottor Theron Randolph (1980), un riconosciuto ricercatore in questo campo, sostiene che l’esposizione cronica a fattori allergici può alterare l’umore di una persona e influire sulla sua salute. Secondo il Dr. Randolph, in aggiunta alle allergie ai comuni pollini e muffe, cibi, inquinamento chimico e ambientale possono essere un’ulteriore fonte di problemi.
Se il sistema nervoso centrale è colpito, la risposta allergica del malato può causare sintomi così vari come il manifestarsi di una psicosi oppure leggeri problemi di concentrazione. (Philpott & Kalita, 1980; Randolph, 1980). Queste risposte sono menzionate come “allergie cerebrali”.
Individui severamente reattivi e con allergie multiple sono detti avere “malattie ecologiche”.
Randolph (1980) descrive il benessere nei termini di una continuità dalla depressione grave all’omeostasi alla mania. Secondo lui, le sostanze a cui ogni persona diviene sensibile funzionano inizialmente nello stesso modo delle droghe, dandogli un iniziale senso di sollievo. L’effetto di rimbalzo crea un down nella forma di una leggera fatica o di comuni reazioni allergiche come naso che cola o tosse insistente. Un’esposizione continua, dice Randolph, deteriora la salute del paziente e i su e giù divengono più gravi e debilitanti.
Una malattia correlata che ha favorito la mia comprensione delle correlazioni tra i miei problemi fisici ed emozionali è la candidosi cronica. L’estesa ricerca del Dr. Orian Truss (1982), ha isolato un lievito ubiquitario patogeno, la Candida Albicans, come un primo agente in molti problemi fisici ed emozionali. Secondo il Dr. Truss, la infezione cronica può causare una moltitudine di problemi fisici, inclusi intolleranze alimentari e chimiche, disordini del sistema endocrino e ripetute altre infezioni. Le tossine del lievito rilasciate nel corpo possono causare varie reazioni cerebrali, così si può divenire sensibili ad altre sostanze come risultato di questa infezione cronica.
Essendo stata trovata nei cervelli dei pazienti diagnosticati come schizofrenici (Truss. 1984), la Candida è divenuta implicata in casi di severe psicopatologie.
Aumentando la mia convinzione nella correlazione tra i miei problemi fisici ed emozionali queste idee mi eccitavano. E mettendo insieme le informazioni dentro la struttura del modello dello stress, sviluppai il mio approccio all’autotrattamento.
Secondo Hans Seyle (1976), lo stress è un gruppo di cambiamenti fisiologici nel corpo di una persona che incidono in particolare sul sistema endocrino e immunitario. E'  divenuto sinonimo di pressione emozionale. Tuttavia lo stress può essere inteso anche per i fattori puramente fisici come l’inquinamento ambientale e una dieta inadeguata.
Poiché lo stress a quanto pare prelude il processo della malattia, ne consegue che lo stress è anche coinvolto nei disturbi mentali. Ma la supposizione che la malattia mentale sia causata soltanto da stress emozionale è una conclusione illogica.
Io ho cominciato a pensare che i sintomi primari che divengono presenti nella malattia dipendano da molti fattori quali la genetica, la cultura e la dieta.
E mentre il processo morboso è lo stesso da persona a persona, la sintomatologia individuale è unica; se una persona sviluppa una malattia del cuore o la malattia “maniaco depressiva”, è una questione individuale. E ciò che può essere stressante per una persona può non esserlo per un'altra.
In aggiunta, poiché la malattia è un processo che riguarda varie forze interagenti, è errato guardare soltanto ad un sintomo isolato senza guardare l’intero stato di salute individuale, sia emozionale che fisico.
Nel mio caso, credo di avere una tendenza naturale – possibilmente ereditaria – di sviluppare reazioni cerebrali quando, sotto un pesante stress, queste reazioni cerebrali possono trasformarsi in gravi sintomi maniaco-depressivi. Mentre fattori emozionali possono causare stress, questi da soli non sono sufficienti per distruggere la mia omeostasi. Tuttavia, l’interrelazione tra fattori quali infezioni croniche, allergie, così come gli stress emozionali, possono scatenare il mio particolare modo di ammalarmi.
Il traguardo di base del mio approccio all’auto-trattamento è controllare i più fattori possibili che contribuiscono alla mia malattia.
Descritto semplicemente come un monitoraggio dello stress, ci sono quattro fasi di base di questo processo.

Primo: devo imparare a riconoscere i segni dello stress in me stessa.
Secondo: tento di scoprire gli stressors.
Terzo: decido come ridurre il mio livello di stress.
Quarto e conclusivo: metto in atto i necessari cambiamenti nella mia vita.

Per il mio proposito definisco “stress” la pressione fisica o emozionale e “stressors” qualsiasi cosa che causa stress. E se sviluppo sintomi questo significa che sto avviandomi ad essere sotto stress. I seguenti esempi illustrano questo processo:
Le mie oscillazioni dell’umore hanno sempre coinciso con difficoltà del sonno; il più grave viraggio, il maggior problema ce l’ho con il dormire.
Tenendo sotto controllo i miei alti e bassi ho notato che prima di qualsiasi sostanziale cambiamento nel mio umore, comincio ad avere problemi a dormire. Posso avere problemi nell’addormentarmi, può essere che mi sveglio in mezzo alla notte, o posso avere un sonno agitato e pieno di sogni o incubi. Di conseguenza ho imparato a trattare qualsiasi cambiamento nel mio schema di sonno, come pronto segno d’allarme che vi e’ qualcosa di anomalo con la mia biochimica. Ad un certo punto osservando lo schema dei miei sonni, ho notato che c’era un ciclo settimanale ai miei problemi di sonno. Di domenica, avevo le più grosse difficoltà, abitualmente miglioravo durante il corso della settimana.
Dopo un poco di studio, mi sono accorta che tutte le domeniche le lenzuola venivano cambiate, ed il profumo del detergente nelle lenzuola appena lavate, era la causa delle mie difficoltà. Questo problema nel ciclo del sonno scomparve lavando le lenzuola con una soluzione di carbonato di sodio non profumata. Un altro esempio riguarda tenere sotto controllo il livello della mia attività. Nei miei periodi di iper-energia, cioè ipermaniacali, tendevo ad accumulare ogni sorta di attività. Inevitabilmente, trovandomi sovraccarica e quindi procrastinando, diventavo posseduta da un impulso ossessivo a “concludere le cose”. Alla fine il mio corpo esaurito collassa, lasciandomi depressa esaurita e a letto malata. Ho imparato a prevenire questo ciclo monitorando attentamente il mio livello di attività, non cercando di fare più di quello che posso confortevolmente fare con moderata energia.
Se divento sovrastimolata, un segno premonitore di difficoltà e’ una sensazione “caffeinata” che chiamo “speeding”. Al mio primo accenno mi costringo a prendere una pausa da qualsiasi cosa stia facendo, e mi rilasso. Di solito sdraiandomi ed ascoltando una delle mie cassette rilassanti, ciò e’ sufficiente ad arrestare lo “speeding”. Se non affronto in tempo questo processo, tutto il mio corpo comincia a sentirsi come se stesse sprizzando attività, il mio polso aumenta ed ho grosse difficoltà a calmarmi. Se il processo arriva a questo punto, allora fermo qualsiasi attività e mi tratto come fossi malata - uno o due giorni a letto, leggendo per rilassarmi, magari con un po’ di televisione, ecc. Questo rimedia il problema e la mia energia ritorna normale.
Recentemente ho iniziato il trattamento della Candidosi cronica. Principalmente, questa consiste in una dieta con pochi carboidrati, molte proteine, assumendo una medicina fungicida, per supplementare la dieta con nutrienti specifici adatti a ricostruire il sistema immunitario. Questo trattamento ha aiutato moltissimo la mia salute sia fisica che emotiva. Trovo che lo spazio che ho senza diventare “speedy” o soffrire di altri sintomi, e’ largamente aumentato. Il trattamento della Candida, insieme all’evitare sostanze alle quali sono sensibile, come uova e profumi, e attento monitoraggio dello stress, hanno stabilizzato il mio livello di energia. Non ho più cicli in cui mi sento spinta, per poi cadere completamente esaurita. In più, anche i miei umori si sono stabilizzati: generalmente mi sento contenta, ma non su di giri, occasionalmente triste, ma non depressa.
Non è una esagerazione dire che i cambiamenti che ho fatto riguardano tutti gli aspetti della mia vita. Ho imparato ad osservarmi attentamente per sintomi di over-stress ed ho trovato il sistema per ridurre il mio carico di stress. E ho imparato a riconoscere e ad evitare qualsiasi sostanza o attività che possa influenzare negativamente il mio umore e il mio livello di energia. La cosa più importante è che ho avuto la volontà di assumermi la responsabilità della mia salute. Mentre accetto il fatto che nessuno mi può definitivamente guarire, il prendermi la responsabilità per la mia salute, non vuol dire che debba sopportarne il peso da sola, senza l'aiuto di altri, anzi, è proprio il contrario. Parte dell’essere diventata responsabile della mia salute, significa anche richiedere cure opportune quando ne ho bisogno. Sono grata per l’aiuto dei vari dottori dalla mente aperta, uno psichiatra ortomolecolare ed un ecologista clinico, che mi hanno aiutato sulla strada della salute. Ho imparato a chiedere aiuto anche alla mia famiglia e ho loro insegnato come mi possono aiutare. Dato che sono convinta di avere la forza di influenzare quello che mi capita, e sono altamente motivata a restare sana ed evitare medicinali, ho avuto successo nel portare avanti i difficili cambiamenti nel modo di vivere, necessari per il mio benessere.
Mentre so di avere una predisposizione per la sindrome ”maniaco depressiva”, so anche di avere un certo controllo su di essa; non devo vivere nella paura degli erratici capricci della mia biochimica. Né devo vivere la mia vita prendendo dei farmaci pericolosi. Mi sono imbarcata in un eccitante processo di auto-scoperta tramite l’occuparmi del mio problema. Ho acquistato acuta conoscenza della sottile influenza dell’ambiente su di me, e ho imparato che posso controllare molti fattori che causano cambiamenti nel mio umore. Lo studiare l’interazione tra la mente ed il corpo è diventato per me un'attrazione. Ed è la mia speranza che gli scienziati comincino a considerare più da vicino il legame corpo/mente, e che venga sviluppata una promozione della salute di persone con "malattie mentali”, più umana dei trattamenti che in definitiva soltanto ne mascherano i sintomi.

Marta Sanbower.

Bibliografia
1. Fieve, R. Moodswing. New York: William More row & Company, 1975.
2. Randolph, T. & Moss, R. An Alternative Approach to Allergies. New York: Lippincott & Crowell, 1980.
3. Truss, O. The Missing Diagnosis. Birmingham, Alabama: C. Orian Truss, M.D., 1983.
4. Philpott, W. & Kalita, D. Brain Allergies. Connecticut: Keats Publishing, Ins., 1980.
5. Selye, H. The Stress of Life. New York: McGraw-Hill, 1976.
Tratto da http://www.laleva.cc/indexital.html
leggi anche l'articolo su Fiori di Bach e Depressione

Gabbard mostra delle indicazioni per la comprensione psicodinamica della depressione e della mania. Secondo Freud, l'autosvalutazione di questi individui dipende dal fatto che la rabbia è diretta internamente perché il Sé del soggetto si è identificato con l'oggetto perduto. Questa introiezione è l'unico modo per rinunciare all'oggetto. Secondo la Klein la genesi della depressione può essere spiegata come una difficoltà di rielaborazione della posizione depressiva. Il soggetto ha un Super-Io severo in relazione al suo sentimento di colpa per aver mostrato aggressività verso le persone amate. I soggetti sono preoccupati di aver distrutto gli amati oggetti buoni dentro di sé a causa delle proprie avidità e distruttività. Come conseguenza di tale distruzione si sentono perseguitati dai restanti oggetti cattivi mentre si struggono per la perdita degli oggetti buoni. Essi possono sentire di non valere nulla per aver trasformato a causa dei propri impulsi e fantasie distruttive i loro buoni genitori interni in persecutori. Le difese maniacali (onnipotenza, diniego, disprezzo ed idealizzazione) sono una risposta ai sentimenti dolorosi per la perdita degli oggetti d'amore e sono utilizzate al servizio del recupero e del ripristino degli oggetti perduti d'amore, del disconoscimento dei cattivi oggetti interni, del diniego della dipendenza servile dagli oggetti d'amore. Esempi di manifestazioni di difese maniacali: diniego di aggressività o distruttivi verso le altre persone, attitudine euforica in contrasto con l'effettiva situazione di vita, idealizzazione di altre persone o atteggiamento sprezzante, insolente al fine di disconoscere il proprio bisogno di relazione. Desiderio di trionfare sui propri genitori in modo da invertire il rapporto madre- bambino. Questo desiderio di trionfo può far emergere sentimenti depressivi e di colpa (es.: depressione in seguito ad un successo o una promozione).
In sintesi, maniacali e depressione sono due facce della stessa medaglia. Generalmente in tutti questi Disturbi dell'Umore il nucleo del soggetto ha una strutturazione depressiva.


Guarire dall'ansia, dalle malattie, dal mal di vivere: è possibile e senza ricorrere né a Freud né agli psicofarmaci, una strada che soprattutto i francesi ritenevano inevitabile. La nuova bibbia in Francia è "Guarire", il libro nel quale David Servan-Schreiber rivela i sette pilastri per riconquistare la salute dell'anima e del corpo.
Figlio del giornalista fondatore de "L'Express", il professor Servan-Schreiber si è fatto una notorietà negli Stati Uniti, dove con i suoi metodi originali e naturali, che definisce ''medicina integrale'', ha stupito pazienti e cattedratici all'ospedale di Pittsburgh, dove dirigeva il reparto psichiatrico. Agli americani depressi o ansiosi, consigliava di mettersi in casa un bel cagnolino, o un gatto, magari anche un uccello. Per uscire da sé, scaricare l'affetto e far resuscitare l'atrofizzato mondo delle emozioni, così sottovalutato dalla scienza cartesiana.
Basta un animale domestico per guarire? Non e' così semplice. Il nuovo credo è tutto in "Guerir", volume che Servan-Schreiber ha scritto al suo ritorno in patria - ad appena 40 anni - e ha già venduto in 4 mesi ben 140.000 copie. In Francia, il paese europeo con più suicidi di giovani e quello in cui si vendono più psicofarmaci, il ritorno del figliol prodigo portatore della buona novella e' particolarmente benvenuto.
Stretto fra Cartesio e Freud, il francese non lascia troppo spazio alla fantasia nella cura dei propri acciacchi fisici e interiori. I sette pilastri di Servan-Schreiber vanno dall'imparare a svegliarsi al mattino al profondo respiro che regola i battiti del cuore, da precise scelte dietetiche all'''integrazione neuro-emotiva attraverso i movimenti oculari''. Tutto con ampia documentazione delle esperienze fatte in prima persona dal medico francese in terra americana curando corpi e anime.
Il principio base è che il corpo, lasciato in secondo piano da Freud, ha le sue ragioni e reclama diritti e un posto d'eccezione. A molte discipline un po' naif, esuberanti, creative e New Age made in California, Servan-Schreiber ha posto il suo marchio scientifico: sono provate e dimostrate, né più né meno come i farmaci di cui ci fidiamo ciecamente. La dieta? Se vuoi vincere la depressione devi affidarti agli omega-3, gli acidi grassi presenti nel pesce e nelle verdure. Le emozioni? Impara a viverle tutte, non sopprimerle ma coltivale e inseguile, cerca l'emotività ''sociale'', la capacità di prendere decisioni, la simpatia. Ma se arrivano non disdegnare neppure imbarazzo o senso di colpa.
Ipnosi, yoga e altre discipline ormai ben note vengono rivisitate con coerenza scientifica implacabile. Una, in particolare, sembra poter regalare sollievo a stuoli di persone che vivono il loro dramma in solitudine: le vittime di stupri o violenze, di attentati, di catastrofi naturali, quelli che non ce la fanno nemmeno a raccontare perché vivono un dolore troppo forte. Tutti loro possono essere aiutati dall'EMDR, una tecnica di rieducazione dei movimenti oculari involontari. Perché, è ormai certo, il trauma si annida come una cisti nelle pieghe del cervello riportando la vittima all'atrocità del momento trascorso. Rieducando il movimento della pupilla, si stimola il paziente ancorandolo alle sensazioni presenti e sciogliendolo per sempre, in poche sedute, dall'incantesimo del dramma vissuto.
(ANSA).

 Depressione (da Riza Psicosomatica)

Una crisi che vuol farci rinascere
Le cause della depressione sono di solito un insieme di più fattori che convergono a produrre la crisi: esistenziali, affettivo-relazionali, biologici  e genetici. Ognuno di noi può vivere una crisi depressiva nell’arco della vita, ma alcuni sono più predisposti di altri, sia per fattori sia genetici
sia relativi alla storia personale. In generale, ogni situazione che produce un senso di perdita (in ogni ambito) può innescare la crisi se giunge
in un momento di fragilità emotiva: per esempio, un lutto, il periodo dopo il parto, il pensionamento, la menopausa, il matrimonio di un figlio,
una separazione, la perdita del lavoro, una malattia.

Sono quattro i simboli-chiave legati alla depressione:

–Perdita. Ogni depressione, almeno nelle fasi iniziali, esprime sempre la reazione alla perdita di qualcosa che era sentito come vitale e indispensabile. Il lutto, che noi riconosciamo solo come periodo di dolore per la morte di una persona cara, è anche il ripiegamento di chi sente di aver smarrito un pezzo della propria anima.
Ciò può avvenire per situazioni anche molto diverse fra loro e talora assolutamente non visibili a chi sta intorno. In generale, la perdita riguarda uno o più dei seguenti elementi: un importante legame affettivo, un contesto sentito come “casa”, un ruolo in cui si era fortemente
identificati, il senso della vita che si sta conducendo, un’immagine valida di se stessi, la possibilità di esprimersi in modo autentico. La sensazione è quella di aver perso l’aggancio con la realtà, il ponte con la vita: il disinteresse e l’apatia indicano che il cervello, al momento,
non trova più stimoli, e al contempo lo proteggono, impedendogliela, dall’esposizione inopportuna alle consuete azioni e agli incontri quotidiani.

Crisi. Si interrompe così il continuum dello stile di vita precedente: niente potrà più essere esattamente come prima. Quello che costituiva un equilibrio – stabile e felice, oppure precario e sofferto – ora non c’è più. Ma se la morte di una persona cara (genitore, partner, figlio, amico) è un evento extra-ordinario per la profondità e la vastità delle sue valenze, e come tale richiederà un processo molto particolare di elaborazione
e di “riparazione” (quando possibile), tutte le altre crisi, sia quelle originate da eventi esterni indipendenti dalla nostra volontà sia quelle sorte dalla nostra interiorità, si presentano al contempo come perdita e come opportunità, anche se nel momento della caduta dell’umore e della
forte sofferenza si percepisce solo il primo aspetto. La crisi spazza via un modo di essere. Ci obbliga a fermarci. Ci lascia nel buio e nel vuoto del non senso. Ci impedisce di proseguire sulla strada che stavamo seguendo ma non ce ne indica una nuova. Ci fa sentire tagliati fuori dal mondo, senza farci intuire dove finisce il tunnel. Vissuta solo così, la depressione non può compiere fino in fondo la “missione” per la quale è venuta, cioè trasformarci. Lasciata a metà strada rischia di diventare cronica e di bloccare davvero la nostra vita.

Trasformazione e rinascita. Se però si riesce a osservare il processo depressivo nel suo insieme, ecco che gradualmente emerge l’aspetto creativo della crisi. La depressione infatti esprime il grande tema della morte-rinascita presente a ogni livello della natura.
In natura tutto ciò che nasce o rinasce lo fa al buio, in silenzio, nel segreto, dopo un periodo di oscuramento/gestazione: il bimbo nella pancia della mamma, la farfalla nel suo bozzolo, il seme nelle profondità della terra; e ancora, la “primavera dopo l’inverno”, l’opera d’arte nell’atelier di un pittore. Perfino le stelle collassano – cioè “cadono in depressione” – per poi rinascere in altre forme. Questa legge, per la quale una creazione deriva sempre da una “morte” (perdita, disagio, ripiegamento), vale anche per l’ambito esistenziale: nella vita le scelte e i cambiamenti fondamentali che facciamo nascono sempre da un più o meno lungo momento di crisi, nel quale il vecchio schema si spezza e fa spazio al nuovo, che deve ancora configurarsi ma che in realtà, in modo embrionale, è già presente nelle premesse che hanno prodotto la crisi stessa. La crisi depressiva è al contempo dolore, sofferenza e – su un piano organico – alterazione chimica dei neurotrasmettitori; ma la depressione è anche una vera e propria capacità del cervello che indica quando è il momento di cambiare, anche se noi non lo riconosciamo o cerchiamo di resistere. Emergono qui, in forma inconscia ma concreta, le figure mitologiche dell’Eroe e del Labirinto: ognuno di noi, eroe della propria vita, entra nel labirinto della crisi che pare senza uscita. Qui deve riconoscere, affrontare e vincere i propri fantasmi interiori (il famoso Minotauro del mito) e ritrovare l’uscita: per fare ciò, deve essere guidato dal legame con la propria interiorità (il filo di Arianna) e attingere a capacità personali sconosciute, che fanno di lui un uomo nuovo, più padrone di se stesso e della propria esistenza.

Chi è più a rischio
•Persone che hanno vissuto la prima parte della vita in contesti depressivi o traumatici (per esempio, malattia e/o perdita di un genitore, violenze fisiche o psicologiche, depressione cronica di un familiare, sradicamento improvviso dal luogo di origine, visione di fatti raccapriccianti, condizioni psico-sociali disastrate) che ne hanno minato la fiducia di base e la sicurezza in se stesse.
•Persone che non riescono a sottrarsi a situazione cariche di sofferenza o che richiedono un prolungato dispendio energetico.
•Persone che non abbandonano o non modificano uno stile di vita nel quale da tempo non si riconoscono più.
•Persone con tratti di personalità dipendente, che si appoggiano agli altri nella maggior parte delle situazioni che vivono.
•Persone che hanno uno o più familiari che soffrono o hanno sofferto di depressione, sia monopolare che bipolare, o di schizofrenia.
 

 

 
   DONNE E INVECCHIAMENTO DA STRESS (a cura di Servizi Medici Aziendali) 

La notizia ha fatto il giro del mondo: uno studio condotto alla University of California di San Francisco ha dimostrato come lo stress emotivo possa provocare un invecchiamento cellulare prematuro e un indebolimento del sistema immunitario, oltre che visibili segni esteriori (rughe precoci, capelli grigi).
Più che lo stress emotivo (causato soprattutto da esperienze di perdita, di conflitto e di dolore come un divorzio, l'assistenza a un malato cronico o terminale, un licenziamento), si tratta di un suo particolare effetto collaterale: l'accorciamento dei telomeri, porzioni di DNA situate al termine di ogni cromosoma, con il compito di proteggere i cromosomi durante la divisione cellulare; con il passare degli anni, ogni volta che la cellula si divide, si accorciano, fino a che la loro lunghezza non è più in grado di proteggere la cellula che si riproduce in modo scorretto, generando l'invecchiamento.
I ricercatori, confrontando i campioni sanguigni di 58 madri (giovani e di mezza età, comunque in premenopausa), 38 delle quali dovevano prendersi cura di un figlio affetto da una malattia cronica, hanno scoperto che queste ultime avevano telomeri più ridotti, livelli minori dell'enzima telomerase (necessario a ricostruirli) e molecole di radicali liberi in quantità.
Lo stress fa invecchiare le donne? Forse è una conclusione troppo affrettata.
Certo, l'intuizione poetica del grande Hoelderlin due secoli fa, aveva già scoperto che "il dolore piega violentemente la vita". Difatti, gli stessi esperti, dopo la recente scoperta, invitano ad ulteriori studi, anche sugli uomini.
Si rischia infatti di mal interpretarla, provocando un effetto depressivo sulle donne (soprattutto su quelle che coraggiosamente ogni giorno affrontano la sofferenza, la propria o quella dei propri cari), se l'effetto dello stress viene circoscritto ad esse soltanto.
Se il femminile è psichicamente più portato alla cura, alla compassione e alla socializzazione, come sostengono molti psicologi, ciò è un bene per la salute fisica e psichica.
L'invecchiamento precoce in seguito a stress da un punto di vista psicoanalitico è da attribuirsi a un rafforzamento del masochismo primario (tradizionalmente patito dalle donne soprattutto -ma anche dagli uomini- a livello inconscio), quindi i medici, a chi ne è vittima, oltre a yoga e meditazione, consigliano un'analisi approfondita della problematica.